“The Fluxus Constellation” è appena terminata con ottimo successo di pubblico e già, a tempi record, Villa Croce propone un’altra bella mostra dedicata a Mimmo Rotella.
La rassegna propone una selezione di circa ottanta opere, delle oltre duecento esposte l’anno scorso a Palazzo Lanfranchi a Pisa con la curatela di Pierre Restany, ed è un’occasione importante, come afferma Guido Giubbini, direttore del museo, per avvicinarsi al linguaggio di un artista che ha una storia di “oltre mezzo secolo di
La mostra privilegia i lavori del periodo tra il 1949 e il 2000, ed è a metà degli anni Cinquanta che Rotella incontra due figure determinanti nella sua formazione: dapprima Emilio Villa, che ha probabilmente un ruolo importante nella nascita del décollage, e in seguito Restany, il grande critico che è anche suo biografo, che dopo il ’58 lo mette in contatto con il movimento del Nouveau Réalisme e quindi con Arman, Cesar, Christo, Yves Klein, Niki de Saint-Phalle, Spoerri, Tinguely e molti altri.
Sono di quest’epoca i retro d’affiches degli anni Sessanta, che ricorderebbero nell’intensa matericità i ‘sacchi’ di Burri se non fosse per la diversità sostanziale tra l’opera rappresentata del grande artista umbro ed il ready made di Rotella, che diventa opera d’arte grazie alla lucida, poetica visione dell’autore – e naturalmente di chi guarda.
Anche la sala accanto, festosamente conquistata dalla performance-graffito regalata da Ben Vautier al museo e alla città per “The Fluxus Constellation”, ospita tecniche miste della stessa epoca, mentre lungo la scalinata campeggiano due grandi décollage recenti: il primo rivendica la forza comunicativa ‘greggia’ dell’azione pittorica violando la superficie del quadro con un graffito scuro, il secondo inneggia ironicamente all’ottimismo, e ritrae una barbie come sempre sorridente ed attonita accanto ad una modella dall’aspetto altrettanto stolido, idoli domestici della società dei consumi.
Sono esposti anche i manifesti lacerati che Argan descrive come atti quasi catartici, rituali di una società alienata che diventano impreviste occasioni di percezione e conoscenza: “Chi ha veduto un décollage di Rotella, fatto di brandelli di cartelli pubblicitari, non potrà far quattro passi in città senza scontrarsi con dieci, cento quadri di Rotella. Magari penserà che quadri come quelli
Così anche i ready made, pubblicità strappate ai muri e rese quadri dall’unica lucida azione del considerarle tali, sono chiavi d’accesso ad una coscienza polemica e consapevole come i frottages, la mec-art, gli artypo e le altre innovative tecniche dell’artista, rappresentazioni efficaci ed estreme della saturazione dei mass media, dell’impatto violento e inarrestabile dell’onda dell’informazione, del mare magnum di stimoli e notizie isterilite dalla confusione e dalla sovraesposizione, come appunto nelle stampe di pubblicità sovrapposte fino al caos, fino all’annullamento totale della comunicazione, che Rotella realizza negli anni Settanta ed Ottanta. Così, la mostra è un’occasione davvero interessante per ripensare il rapporto tra pubblico, comunicazione visiva, mass media e cultura.
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E' stata una mostra bellissima specialmente la gigantografia di Elvis e la scatola di carne Simmenthal.Mi ha dato tantissima ispirazione!!!