La mostra di Daniel Spoerri all’Archivio Caterina Gualco è davvero una rara, bella occasione per ammirare un gruppo significativo di opere recenti del grande artista rumeno, protagonista con Arman ed altri della corrente del Nouveau Réalisme, nata nel ’60 in Francia e sinteticamente descritta dal teorico del movimento, il critico Pierre Restany, che scrive: “Questi nuovi realisti considerano il mondo come un quadro, la grande opera fondamentale di cui si appropriano certi frammenti dotati di significato universale. Ci mostrano il reale negli aspetti diversi della sua totalità espressiva”.
A Genova, Spoerri presenta numerosi collage dal ciclo del ‘Cabinet Anatomique’, su antiche incisioni originali tratte da ‘La Médecine opératoire dessinée d’après nature par N.H. Jacob’, e una serie completa di pezzi inediti nei quali la sua tecnica tipica, il bricolage, assume una valenza in parte diversa dall’ossessione del conservare contro l’ossessione del consumare” efficacemente definita da Giulio Carlo Argan a proposito dei suoi lavori più noti, le tavole apparecchiate con stoviglie, avanzi di cibo e oggetti vari.
I background landscapes sono interventi realizzati da Spoerri su un gruppo di quadri originali di Erich Bammler, paesaggista tedesco ottocentesco. Il sottotitolo della mostra è infatti ‘collaborazione involontaria’, a sottintendere la partecipazione del pittore, evidentemente non consapevole ma attiva nel lasciare memoria del suo passaggio. Bammler dipingeva paesaggi lirici stilisticamente mediocri, con ordinate montagne rosate, piccoli pini simmetrici, rovine romanticamente ornate da tripudi di rampicanti, nuvole fumetto, corone di raggi di sole esagerati e geometrici… quasi un’interpretazione cartoon delle tele di Albert Bierstadt, o delle luci fredde dei panorami di Washington Allston. Così, queste morbide cartoline pubblicitarie di un mondo arcadico assolutamente irreale, stuzzicano l’acuto, spietato, dissacrante, polemico Spoerri. Che vi interviene con insolita dolcezza.
I suoi détrompe-l’oeils hanno titoli come ‘L’Orco’, ‘Il sogno dell’addormentata’, ‘Il licantropo intrappolato’, che evocano le atmosfere dei racconti popolari, le paure antropomorfizzate nei ‘cattivi’ delle favole, e compongono quasi un’installazione: passeggiando tra le sale si viene infatti circondati da una sorta di universo parallelo dove terrore ed ignoto vengono ironicamente esorcizzati. Objets trouvés, tesori del Marché aux pûces fuoriescono dai quadri, costringendo l’osservatore ad allontanarsi e riavvicinarsi in un dialogo che non aggredisce ma coinvolge, come a scostare un immaginario sipario ed entrare in una wunderkammer, o magari nel padiglione delle attrazioni di un luna park grottesco. Le icone del malvagio, il buono, il fantastico, sovrapposte e contrapposte a paesaggi stucchevolmente idilliaci, diventano simboli di un’ironia dirompente, morbidamente rivoluzionaria. Come se la ricerca di Spoerri, una delle figure più importanti ed innovative dell’arte contemporanea, trovasse col passare degli anni un’espressione formalmente più pacata, ma ancora intimamente, intensamente sovversiva.
Valentina Caserta
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