Silvia Chiarini (Faenza, 1978) disegna. I suoi strumenti sono matite, pennarelli, collage, luci e suoni. I supporti che usa sono la carta da lucido e gli spazi della galleria. Attraverso linee che a volte prendono la forma di parole, l’artista ci presenta un mondo fatto di poesia e bellezza. Un mondo glamour direttamente derivante dalla club culture arriva a noi filtrato attraverso una visione romantica della vita. Colori pastello, fiori, animali che sembrano usciti dalle favole, donne perfette raccontano storie di fascino e delicatezza in lavori dal tocco inconfondibilmente femminile.
Sono linee, in questo caso fatte di luce e colore, anche quelle proiettate nella prima sala della galleria Dac, che ne trasfigurano lo spazio, rendendolo un ideale scenario da sogno. Nell’atmosfera sospesa e intangibile che creano, il tempo è scandito solo dalla musica che, ascoltata in cuffia da ogni singolo visitatore, ne aumenta l’effetto di straniamento rispetto a tutto ciò che lo circonda. In quel momento, in quel punto della location, la percezione è quella di entrare in un mondo parallelo. Una sensazione simile all’essere al centro di una pista da ballo, privi di coordinate precise: tutto diventa luce, colore e ritmo.
Stessa mancanza di orientamento nei lavori su carta: i personaggi, che ne sono i protagonisti, restano sospesi su un foglio bianco, privo di riferimenti spaziali.
Gli scenari sono definiti da cornici floreali e creature perfette. Le scritte invadono la superficie come nuvole, partecipando concretamente alla costruzione dello spazio, oltre che a fornire una chiave di lettura del lavoro.
Nei disegni sono molti i riferimenti a una cultura occidentale, proveniente dall’America, che s’impone anche nei titoli di alcune di esse: da
Miss Sose al famoso brano
Are You Ready for the Country di Neil Young al riferimento ai californiani
No Age. Frammenti di una cultura magari non subito accessibile a tutti, ma parte indiscussa del panorama contemporaneo, quello che prende le mosse dal networking e da MySpace, andando ben oltre il clubbing.
Su tutto prevale un piacevole senso di leggerezza, la promessa della possibilità di evadere, anche se solo all’interno dello spazio espositivo e unicamente per il tempo di fruizione della mostra, dalla realtà di tutti i giorni. Questa, del resto, ha un peso importante nella creazione delle suggestioni visionarie offerte da Chiarini, che parte dalla sua esperienza personale: quasi fosse un bozzetto in bianco e nero che la mano dell’artista sa colorare con le tinte che ne rispecchiano il modo di vivere e sentire.