Protagonisti
di questo racconto sono gli albini: neri che nascono bianchi, condannati a una totale
perdita della propria identità, vittime di un razzismo al contrario e di una
società che nel migliore dei casi li ignora, ma il più delle volte riversa
contro di essi superstizioni e pregiudizi,
taumaturgici, li sacrifica come vittime, li ridicolizza, li discrimina, li
condanna all’emarginazione, ne nega l’umanità fino a picchiarli, a violentare
le donne e addirittura a ucciderli.
Secondo
le credenze popolari, gli albini non morirebbero come gli altri esseri umani,
ma si scioglierebbero a contatto con la pioggia. Proprio questo sembra
succedere ai volti che fissano lo spettatore dalle cinque opere esposte nella
mostra Il Bianco nero.
Fedele
alla sua poetica, Roberto Coda Zabetta utilizza pennellate decise e
frammentate, gesti veloci, sceglie una marcata aggressività del tratto,
trasmette la sensazione che quei volti dipinti si stiano decomponendo, urlando
in modo assordante una rabbia incontenibile.
Il
ritmo sostenuto e crescente della composizione fa immaginare l’artista mentre
dipinge al suono di una musica che, in questo caso, potrebbe essere quella di
Salif Keita, il cantante del Mali, albino di nascita, che non ha mai nascosto i
disagi legati alla sua condizione che lo ha portato a essere emarginato dalla
società e dalla sua stessa famiglia, all’interno della quale ha dovuto
sopportare il rifiuto del padre di rivolgergli la parola proprio a causa del
suo aspetto fisico.
I
volti dipinti spiccano nel buio grazie al grande formato e all’uso sapiente del
colore,
analogamente a quella del rumore, quando è totalmente mancante sembra farsi
sentire ancora più forte.
La
scelta di costruire l’immagine “bianco su bianco” porta a un apparente
azzeramento del colore, con lo scopo di denunciare l’annullamento dell’identità dei soggetti rappresentati. Ma allo stesso
tempo il “colore-non colore” bianco racchiude in sé tutti i colori dello
spettro del visibile, proprio come le mille sfumature che vengono riflesse
dall’interiorità dei soggetti dipinti: uniti nella stessa denuncia ma capaci di
affermare una propria preziosa individualità.
Una
richiesta di aiuto, quindi, ma al tempo stesso anche uno spiraglio di
ottimismo: il bianco assume anche la valenza di “colore” della luce che porta
con sé la forza della rivendicazione di una giustizia sociale, diventando
simbolo della lotta contro i razzismi d’ogni tipo.
Personale
a Palazzo Reale
alice
cammisuli
mostra
visitata il 30 settembre 2010
dal 30 settembre al 30 ottobre 2010
Roberto Coda Zabetta – Il Bianco nero
Guidi
& Schoen
Vico della Casana, 31/r (centro storico) – 16123 Genova
Orario: da lunedì pomeriggio a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0102530557; fax +39 0102474307; info@guidieschoen.com; www.guidieschoen.com
[exibart]
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pollok in chiave figurativa. sempre i soliti quadri....... non sene può più
Albino n. 3 veramente un bel lavoro!! Complimenti Roberto! Migliori ogni giorno di più! Le emozioni che danno le tue pennellate libere ed energiche le sento vibrare sulla pelle... Complimenti alla bellissima ed acclamatissima galleria. Una delle migliori in Italia! Veramente una bella mostra... da non dimenticare...
Sono veramente contenta... sto pensando di decorare il mio negozio (vendo intimo per donna a Casalpusterlengo) con i tuoi quadri. Ne ho già comperati alcuni alle aste. Facciamo una inaugurazione anche da me? Bacio bacio!
Grande come sempre!!
Roberta...il Coda se te lo piglia il tuo intimo, sai dove te lo mette!!!
bellissimo lavoro!
Allestimento intenso, davvero ben riuscito. Lavori ok.
Bravissimo. Un giovane davvero fuori dal comune.
Qui gatta ci cova: la Zabetta ha colpito ancora!