Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
17
dicembre 2008
fino al 31.I.2009 Silvia Noferi Genova, De Simoni Arte Contemporanea
genova
Il favoloso mondo di Silvia Noferi. Una serie fotografica che documenta un ambiente romantico e decadente. Che nasce dalla fantasia per poi manifestarsi, come se l’obbiettivo fosse una bacchetta magica. Capace di animare le cose...
“Nella rêverie cosmica, nulla è inerte, né il mondo né il sognatore; tutto vive una vita segreta, dunque tutto parla sinceramente. Il poeta ascolta e ripete. La voce del poeta è una voce del mondo”, scrive Gaston Bachelard nel suo saggio La Poetica della rêverie. Silvia Noferi (Firenze, 1977) parte dalla suggestione di questo testo per realizzare la serie di scatti esposti nella sua prima personale genovese.
Anche l’artista, in questo caso il fotografo, come il poeta, rappresenta il mondo: il suo è “un occhio del mondo”. E quello che vede, per come lo interpreta, diventa manifestazione del reale: una delle tante possibili forme, delle mille interpretazioni che ogni oggetto svela o nasconde. L’obiettivo della macchina fotografica, come l’inchiostro, diventa il filtro e il mezzo attraverso il quale la realtà giunge allo sguardo dell’artista che, seguendo la “poetica del fanciullino”, sa ancora stupirsi davanti alla realtà e lasciare che la sua mente, sospinta e sostenuta da essa, prenda il volo verso quelle “fantasticherie” di cui tratta il filosofo francese.
Così gli spazi di un albergo in ristrutturazione possono trasformarsi in un castello incantato, la cui decadenza denuncia un abbandono: forse a causa dell’incantesimo di una strega cattiva? Dove i personaggi, attori su quinte barocche, assumono le sembianze di creature da fiabe: sono forse fate o elfi? E dove anche le cose più comuni, estraniate dal loro solito contesto, assumono contorni inaspettati: il cavallo può davvero volare?
Il vecchio hotel fiorentino che fa da set fotografico alle immagini presentate, la scelta dei soggetti, i vestiti, i colori pastello, la luce irreale che entra dalla finestra giocando con le ombre che produce, la scelta delle inquadrature e degli oggetti, un palloncino, un vecchio caminetto di marmo, la tappezzeria barocca, gli strappi su di essa, i detriti, gli sguardi inespressivi, i gesti esasperati rendono teatralmente decadente la composizione delle immagini, suggerendo l’idea che quello che vediamo sia un frame tratto da una rappresentazione su un palcoscenico.
L’aggettivo “decadente”, a prescindere dal suo significato letterario, è il primo che viene alla mente, visitando la mostra.
Ma anche pensando al significato storico del Decadentismo sono molte le somiglianze che si possono cogliere: innanzitutto nell’estetismo che a volte appare esasperato, nella ricerca di controllo del minimo particolare, nel ricorso a sogno, immaginazione e fantasia, nella tensione tra il tangibile e l’astratto che si sviluppa in quella sottile, per alcuni aspetti piacevole malinconia che trasmettono gli scatti.
Anche l’artista, in questo caso il fotografo, come il poeta, rappresenta il mondo: il suo è “un occhio del mondo”. E quello che vede, per come lo interpreta, diventa manifestazione del reale: una delle tante possibili forme, delle mille interpretazioni che ogni oggetto svela o nasconde. L’obiettivo della macchina fotografica, come l’inchiostro, diventa il filtro e il mezzo attraverso il quale la realtà giunge allo sguardo dell’artista che, seguendo la “poetica del fanciullino”, sa ancora stupirsi davanti alla realtà e lasciare che la sua mente, sospinta e sostenuta da essa, prenda il volo verso quelle “fantasticherie” di cui tratta il filosofo francese.
Così gli spazi di un albergo in ristrutturazione possono trasformarsi in un castello incantato, la cui decadenza denuncia un abbandono: forse a causa dell’incantesimo di una strega cattiva? Dove i personaggi, attori su quinte barocche, assumono le sembianze di creature da fiabe: sono forse fate o elfi? E dove anche le cose più comuni, estraniate dal loro solito contesto, assumono contorni inaspettati: il cavallo può davvero volare?
Il vecchio hotel fiorentino che fa da set fotografico alle immagini presentate, la scelta dei soggetti, i vestiti, i colori pastello, la luce irreale che entra dalla finestra giocando con le ombre che produce, la scelta delle inquadrature e degli oggetti, un palloncino, un vecchio caminetto di marmo, la tappezzeria barocca, gli strappi su di essa, i detriti, gli sguardi inespressivi, i gesti esasperati rendono teatralmente decadente la composizione delle immagini, suggerendo l’idea che quello che vediamo sia un frame tratto da una rappresentazione su un palcoscenico.
L’aggettivo “decadente”, a prescindere dal suo significato letterario, è il primo che viene alla mente, visitando la mostra.
Ma anche pensando al significato storico del Decadentismo sono molte le somiglianze che si possono cogliere: innanzitutto nell’estetismo che a volte appare esasperato, nella ricerca di controllo del minimo particolare, nel ricorso a sogno, immaginazione e fantasia, nella tensione tra il tangibile e l’astratto che si sviluppa in quella sottile, per alcuni aspetti piacevole malinconia che trasmettono gli scatti.
articoli correlati
Silvia Noferi tra le menzioni del Talent Prize
alice cammisuli
mostra visitata il 5 dicembre 2008
dal 4 dicembre 2008 al 31 gennaio 2009
Silvia Noferi – Hôtel Rêverie
a cura di Valeria De Simoni
DAC – De Simoni Arte Contemporanea
Piazzetta Barisone, 2r – 16128 Genova
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30 e su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0108592283; info@galleriadac.com; www.galleriadac.com
[exibart]