L’avevamo lasciato nei panni del signorotto di Milano, in occasione della sua prima antologica. Finita la festa, per Luca Vitone (Genova, 1964) è giunta l’ora del rimpatrio a Genova, ovviamente da Pinksummer, col progetto di una Wunderkammer site specific che smuove le corde più pittoriche della sua variegata ricerca artistica.
Ve ne parliamo partendo da Adamo ed Eva, non in senso metaforico, ma dal biblico “ricordati uomo polvere sei, polvere ritornerai”. Locuzione che stando alla bibbia secondo Vitone dovrebbe terminare con “e polvere produci”, quella raccolta dall’artista in giro per Palazzo Ducale, «negli interstizi» racconta, per trasformarla in pigmento pittorico o – rovesciando l’equazione vitoniana – per “imprimere” un luogo, per “riprodurlo” aniconicamente su altro supporto. Che spesso per operazioni di questo calibro è tela, carta o – come al Pac – le pareti della stessa struttura ospitante. Ma «mai», racconta l’artista, «avevo fatto un ambiente intero».
Nella vita di un’artista arriva sempre la prima volta, e per Vitone è alla Pinksummer; dove spiega di non aver premeditato più di tanto il proprio intervento in quanto «non ho iniziato pensando di ricoprire tutto l’ambiente» dice, e continua «le volumetrie hanno dato l’idea del lavoro. Se avessi avuto a disposizione uno spazio col soffitto piatto, perpendicolare alle pareti, probabilmente non avrei fatto la stessa cosa». Ricerca tecnica ed ispirazione presa al momento,Vitone dichiara genuinamente di essersi lasciato trasportare da quel soffitto di volte e vele che sovrasta in maniera distintiva i muri della Pinksummer; un site specific impegnativo quanto basta, «c’è voluta un’intera giornata di lavoro in due» ricorda, lavorato a suon di pennellate a rullo di cui si distinguono chiaramente un gran numero di passaggi. È la modulazione asincrona di questi a catturare l’attenzione, a risarcire la pittura murale vitoniana di un effetto narrante che traccia la contemporaneità di Palazzo Ducale con un idioma inusuale, chiudendola tra le mura di una galleria privata. Ambiente che a sua volta è uno degli ambienti del Palazzo stesso, come una scatola cinese al profumo di basilico, sinossi fatta di colature di acqua mista a polvere, di importanti agglomerati che fanno pendant col tavolato nero della galleria, oltre a creare – ma non sempre – una profondità inattesa nel loro distaccarsi parzialmente dalla parete. La wunderkammer alla Vitone è una sonora presa in giro a copertura di una vera camera delle meraviglie, svuotata da un’operazione astratto-concettuale che al tempo stesso la riempie infarcendola di notizie, di dati oggettivi, di narrazione certa come in una qualsiasi sala affrescata di un qualsiasi palazzo dell’Italia rinascimentale e post-rinascimentale. Un esempio? Palazzo Te di Mantova.
Luca Vitone – Wunderkammer – Installation view – photo Andrea Rossetti
Il suggerimento in vero arriva dalla regia, da un Vitone che non ha perso il vizio colto di pescare nella storia dell’arte, creando peraltro parallelismi molto coloriti e gustosi. Che qui dice essersi sentito «un po’ Giulio Romano», innescando un potenziale spin off contemporaneo della Sala dei Giganti mantovana: stesso horror vacui senza scampo, stessa smania descrittiva, stessa compressione nello spazio, quella che solo se si è fisicamente passati per quell’ambiente si può capire. Rimanendo comodi in area Vaticano del primo Cinquecento, e concentrandosi sulla volta della Pinksummer, tuttavia il paragone col Michelangelo della Sistina è impellente: colpa nostra, già ce lo immaginiamo sul trabattello, curvo a ricoprire ogni metro quadro tra superfici piatte e curve, a circondare finestre e riempire passo passo le lunette. Il tutto – ricordiamolo – per la prima volta, proprio come il Buonarroti ai tempi. E per Vitone è “si”, l’abbiamo convinto del paragone, tra il divertito, il lusingato ed il fare modesto di chi non aspirava a tanto.
Mini-giro d’Italia, da Mantova verso Roma. Ma siamo a Genova, città che vanta i natali dell’artista; e visto che “uno più uno fa due”, viene spontaneo chiedere se aver lavorato “in e con” uno dei luoghi più simbolici della propria località natia gli abbia avuto un significato particolare. Lui subito gela ogni vampata pseudo-campanilista dicendo «non ha un significato particolare, è solo che la Pinksummer è a Genova. Se fosse stata da un’altra parte avrei fatto la stessa cosa»; ma per come se la passa la rappresentanza pubblica del contemporaneo in quell’area metropolitana, con Villa Croce trascinata nella bufera dell’improvvisa chiusura temporanea, verrebbe da intonare “meno male che la Pinksummer c’è”. A tal proposito è doveroso chiudere ricordando che, a ridosso dell’opening, Antonella Berruti e Francesca Pennone hanno firmato e diffuso una lettera aperta sul museo genovese, richiesta di soccorso che è anche una lucida presa di coscienza sui fatti, da parte di chi per la sopravvivenza di quell’istituzione s’è mosso da anni in prima linea. E, aggiungiamo, difficilmente non condivisibile.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 3 febbraio 2018
Dal 3 febbraio al 31 marzo 2018
Luca Vitone – Wunderkammer
Pinksummer contemporary art
Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r
Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30
Info: tel. +39 0102543762; info@pinksummer.it; www.pinksummer.com