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Di fronte a Matisse ha perso la parole, ma non quella proprietà di linguaggio che ne fa uno degli artisti a più alta capacità trasmissiva d’Italia. I colori puri e le forme dolcemente irregolari dell’artista francese non hanno fatto di Cesare Viel (Torino, 1964; vive e lavora a Genova) un uomo dall’omaggio lacrimevole verso un protagonista della storia dell’arte. Anzi, cosa certa è che la sfida di Infinita ricomposizione abbia buttato benzina su quel sacro fuoco della comunicativa che lo caratterizza, in un certo senso anche ampliando il suo vocabolario. Quanto a verve performativa questa terza personale da Pinksummer è l’assolutizzazione che non può occupare una misera manciata di minuti, ma giorni e giorni.
In principio l’orizzontalità. Nella galleria Viel ha snobbato le pareti e fatto suo il pavimento nero, come un Pollock molto più ragionato e razionale, distribuendo grossi ritagli di feltro – in pura lana e spesso circa un centimetro – con la modularità libera di un bambino alle prese coi ritagli (apparentemente) casuali del suo collage. Collage che non a caso s’inserisce nel discorso, altro rimando inevitabile al Matisse di cui è figlia ogni forma colorata tirata in ballo, espressamente selezionata da Viel tra i frutti di una pitto-grafia francofona ben inquadrata in alcuni ondeggiamenti sinuosi e squillanti (ad esempio i feltri gialli).
Feltro e colori puri, fondamentali di una personale in cui il concetto di “definito” è solo parziale, e quello di “definitivo” non è nemmeno previsto; dove l’uso del materiale mescola il concettualismo dei guru Beuys, Morris e Agnetti (l’ultimo sicuro il meno immediato/scontato di questa tripletta indicata dallo stesso Viel, benché sia quello più in linea con lui) alla ricerca cromatico-spaziale matissiana. Fondamentali non fissi, pronti ad essere modificate random a piacere dell’artista, che da inizio a fine esposizione avrà spostato i pezzi un numero imprecisato di volte, aggiungendone di nuovi e togliendone altri. La particolarità di primo piano in Infinita ricomposizione è proprio questa, creare una performance totale, lunga circa un mese e mezzo, il tempo di un opening e di un finissage. Di tanto in tanto l’artista entra in galleria, con l’intenzione di praticare modifiche o con anche la possibilità di mantenere lo status quo, almeno fino al suo prossimo passaggio, semplicemente perché magari la composizione «gli piaceva ancora così com’era», come spiega Antonella Berruti di Pinksummer. Fondamentale nel corso dell’operazione questa bassa-sistematicità/alta-libertà nel ri-comporre, fattori contrastanti e allo stesso tempo indicativi di quanto in Viel continui ad esistere una visione progettuale radicalmente impegnata sull’intervento “emotivo”, razionale più che altro nella scelta dei suoi elementi oggettivi, di forme e colori che in dimensione performativa coprono anche funzione empatica.
Infinita ricomposizione è anche l’infinito riciclo che un’installazione può fare di sé stessa, dei suoi elementi, per essere sempre diversa; che passa per la scomposizione di blocchi cromatici i cui tagli parlano invece un linguaggio tutto personale, con filamenti di lana a volte sporgenti e una costante imprecisione manuale nel tracciare elementi concavi, convessi, linee rette e spigoli appuntiti che controllano il senso di prevalenza tra forme proprie e di risulta. Si scrive “cura del proprio lavoro” e si legge “qualità”, a tutto tondo, fin nei dettagli di un piccolo collage a parete in cui è inclusa la riproduzione in scala di ogni forma possibile, che da professionista virtuoso Viel ha ritagliato con altrettanta (imprecisa) attenzione.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 22 aprile 2015
dal 17 aprile al 31 maggio 2015
Cesare Viel – Infinita ricomposizione
Pinksummer contemporary art
Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r
Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30
Info: tel. +39 0102543762; info@pinksummer.it; www.pinksummer.com