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Seguendo una tendenza artistica ormai consolidatasi col tempo, Il lavoro di Cristiano Berti (Torino, 1967) insiste sul rapporto tra perdita e memoria storica. Gli spazi di Villa Croce ospitano il suo ultimo lavoro: Cicli Futili #1: Gaggini, una riuscita riflessione sull’esistente e su quanto rimane stipato tra le pieghe della storia. Intento di Berti è quello di ricostruire l’immagine storico-artistica di Giuseppe Gaggini, scultore genovese, e fare luce sulla sua più importante commissione: la fontana dell’India di Plaza de la Fraternidad a La Havana. Grazie alle attente ricerche di Berti, lo spettatore riscopre il percorso artistico di Gaggini: da umili origini, diventa professore all’accademia linguistica di belle arti di Genova, autore dell’Apollo sul frontone del teatro Carlo Felice e del monumento a Colombo di fronte alla stazione di Piazza Principe, ottiene in ultimo una commissione Oltreoceano per La Havana. Berti espone alcuni documenti sommari che descrivono i contratti di lavoro e le organizzazioni di cantiere; alcune cartine, inoltre, riportano con dovizia di particolari luoghi e città dell’itinerario gagginiano. Il tutto è volto ad amplificare il tono narrativo della mostra, intenso e coinvolgente.
In dialettica con l’impianto archivistico si inserisce la riflessione di Berti sul senso della storia: una grande videoproiezione a tre canali alterna immagini della fontana di Plaza de La Fraternidad ad un’iscrizione sulle rocce di Rocca Bianca, in Val Varaita, recante una sua firma scolpita. Il sonoro, in differita, veicola i rumori della piazza cubana e li pone in parallelo con quelli del panorama montuoso della cava di roccia, tanto da rendere la scritta autografa un vero e proprio epitaffio – per assurdo, Gaggini la incise nel suo periodo più prolifico. Il contrasto tra queste due immagini, la prima vitale e rumorosa, la seconda calma e inerte, espone i paradossi della storia e prende atto dell’ineluttabile destino dello scultore genovese. Risultano “cicli futili” perché questo approccio è in larga parte un tentativo (inutile) di opporsi al fluire storico, e Berti ne è in qualche modo consapevole. L’artista segue un’attitudine morale, più che uno stilema, per tentare di sottrarre alla storia pezzi e brandelli di vita; un’impostazione, questa, derivata dalle nuove possibilità offerte dalla tecnologia. Parallelo a questa tematica, il lavoro di Berti sfocia in un problema più ampio: il contrasto tra nuovi media e sistemi di catalogazione d’archivio. Lungi dall’essere autoreferenziale, l’intento dell’artista, semplice e diretto, è esporre documenti e carte d’archivio per far riflettere sui legami socio-culturali di Gaggini. Ma c’è dell’altro: insistere sulla dimensione storica non fa che riaprire i rapporti tra le odierne realtà socio-culturali, riconfigurare spazi d’intervento, formulare progetti e creare relazioni. Gran parte del lavoro di Berti è stato realizzato grazie a una campagna di crowdfunding destinata a finanziare le ricerche di settore, coinvolgendo studiosi da tutto il mondo.
Alessandro Ferraro
mostra visitata il 20 Ottobre 2015
Dal 1 ottobre al 5 novembre 2015
Cicli futili #1: Gaggini
Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, via J. Ruffini 3, Genova
Orario di visita: martedì-domenica 11-19
Info: 010 580069, www.villacroce.org