Espressione di dinamiche culturali ed economiche che
movimentarono il mercato dell’arte di inizio Novecento, nonché della
sensibilità specifica di una personalità imprenditoriale che decise di dedicare
una passione accurata alla raccolta d’arte, la collezione Molo riceve nuova
visibilità dopo più di mezzo secolo d’oblio.
Riccardo Molo intraprese l’attività di amatore d’arte fra
gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, con l’intento di dotare la sua villa di
Balena (Chiasso) di una consistente raccolta d’opere che, grazie all’ospitalità
della Galleria d’Arte Moderna di Nervi, torna a essere oggetto di studio e di esposizione
pubblica.
Lo spirito che guida la volontà collezionistica del
banchiere ticinese rispecchia quel tipo di interesse alimentato dalla grande
offerta delle gallerie private – come le milanesi Geri e Pesaro, principali
fonti di acquisto per Molo – e perseguito in quel momento storico nei riguardi
del periodo tardo ottocentesco della storia patria, che aveva visto il
frizzante fiorire di varie scuole regionali.
Ruolo cruciale nelle scelte del collezionista fu
probabilmente quello del pittore
Guido Gonzato, verso il quale Molo svolse
attività di mecenate, arrivando a possederne circa una ventina di opere, una
selezione delle quali in mostra. L’interesse per l’arte a lui coeva si
manifesta in alcuni esemplari, dai ritratti fatti eseguire per i membri della
sua famiglia fino a opere sparse di artisti attivi nei primi decenni del secolo,
conosciuti soprattutto attraverso articoli di critica su note riviste d’arte
come
Emporium e per la partecipazione a varie Biennali di Venezia: fra gli altri,
Marius
Pictor e
Pier
Angelo Stefani che,
con
Madri e vedove, è forse il più contemporaneo
degli artisti in mostra, arrivando anche a far parte della prima esposizione
del movimento Novecento presentata nel 1926 dalla
Sarfatti a Milano.
Il nucleo di più alta qualità messo insieme da Molo è
rappresentato dalla pittura dell’Ottocento, riunendo importanti rappresentanti
dei vari “dialetti” nazionali post-Unità.
Ben rappresentati i pittori di formazione lombarda: da una
tarda madonna del
Piccio alla sensuale
Donna con calice di
Bianchi, da una veduta di
Segantini a una raffinatissima incisione di
Conconi. E poi i toscani, con il grande
caposcuola
Fattori,
i piemontesi rappresentati dal
Delleani, i veneti fra cui spicca la vibrante
Lezione di
recitazione di
Cabianca, i napoletani con l’abile
paesaggista
Dalbono.
Oggetto d’approfondimento, la presenza nella raccolta
dell’opera di
Gaetano Previati. L’artista ferrarese esercitò indubbiamente un certo
fascino sul collezionista, che riuscì a metterne insieme un nucleo di quattro
opere, in mostra accompagnate da alcuni altri eminenti esempi provenienti da
varie istituzioni. Assieme al grande bozzetto a olio per
Maternità appartenuto a Molo, l’omologa tela
in prestito dalla Gam di Milano, a coronamento dei quali la grandiosa opera per
cui furono eseguiti che tanto impressionò il pubblico alla Triennale di Milano
del 1891.