“Prova anche tu, una volta che ti senti solo, o felice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è così bello. Non le case o i tetti, ma il cielo, finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di esser puro dentro e tornerai ad esser felice”. È la poesia di Anna Frank che fa parte dell’installazione performativa, durata settimane prima di terminare, di Angelo Pretolani: pochi elementi un quadro, una corona di filo spinato per creare Un Cielo per Anna Frank, una delle otto opere, o meglio installazioni esposte a Genova, nelle carceri di Torre Grimaldina a Palazzo Ducale, anche uno dei pochi carceri che ha la caratteristica di esser in alto e non sottoterra, solo stanze con pareti spesse, senza finestre, perché in questo luogo da secoli ogni contatto con l’esterno è semplicemente pura utopia.
Da otto anni, sempre in gennaio, per la durata di un paio di settimane, è lo spazio che ospita la mostra “Segrete. Tracce di Memoria. Artisti alleati in memoria della Shoah”, curata da Virginia Monteverde, con la collaborazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, e ILSREC, visitabile fino al 7 febbraio. Un appuntamento che cresce per quel suo saper ricordare, ma senza retorica, con un percorso fortemente emotivo una delle pagine più drammatiche della nostra storia, non poi così lontana in una Europa in piena crisi d’identità, tra nuovi muri, e esodi di massa non previsti che aprono altri capitoli per adesso senza risposte.
Gli otto artisti, nomi internazionali, raccontano il loro punto di vista su quello che è stato, senza entrare nel dettaglio di quella tragedia, senza riferimenti precisi, ma piuttosto per elaborare con la loro sensibilità quello che razionalmente è difficile da spiegare o da capire. Stanze semi buie, corridoi angusti, scale ripide fanno da cornice ideale per quell’ambiente dove la sofferenza da secoli abita da secoli, creando un percorso dove le opere dialogano in grande sintonia, ognuna seguendo il suo messaggio, voci diverse di un grande coro.
Silvano Tessarollo ha scelto un video dove appare una mano che incide la pietra con un vecchio chiodo per scrivere una frase che non ammette commenti A chi servono le mie lacrime. Per Christian Zanotto la memoria si chiama IX (nine), una testa che appare in più immagini 3D in movimento, rivelando profondità diverse, ma ingabbiata dalla stessa sovrastruttura, l’armatura che non lascia spazio per il libero pensiero. Per Federica Barcellona è una performance durante la quale il pubblico è invitato a scrivere la sua data di nascita sulla pelle nuda dell’artista: tutti sappiamo quando siamo nati, e nessuno invece, quando moriremo. Per Alex Pinna la memoria è un’ombra leggera e poco definita di un uomo che che si muove leggera sulla parete, che si chiama Panama, lo stesso nome di una canzone di Ivano Fossati che racconta la vita di alcuni uomini al limite della legalità in viaggio in un piroscafo del secolo scorso, per un prigioniero che vaga senza tempo. Poi Armida Gandini, Giancarlo Marcali, Erik Mittasch, che sceglie la porcellana, due piatti, solo apparentemente delicati, artisti presenti anche grazie al coinvolgimento delle loro gallerie.
E se la memoria è indispensabile per tracciare un ponte per il domani, è la collettiva “Peace Project” di giovani artisti coordinati da Giorgia Ghione, Leardo Sciacoviello, Marco Illuminato, Christian Masuero, Behnoosh Taheri, che indaga sul domani, su quello che per loro l’ideale di pace rappresenta: non un semplice concetto, ma un percorso, un lungo processo necessario, o meglio, indispensabile, per un futuro possibile.
Bettina Bush
mostra visitata il 23 gennaio
Dal 24 gennaio al 7 febbraio 2016
Segrete. Tracce di Memoria. Artisti alleati in memoria della Shoah
Antiche carceri della Torre Grimaldina di Palazzo Ducale
piazza Matteotti, Genova
Orari: dal martedì alla domenica dalle 15:00 alle 18:00
Info: www.palazzoducale.genova.it/segrete-tracce-di-memoria-artisti-alleati-in-memoria-della-shoah