Alice Padovani (Modena, 1979) s’è intascata il premio speciale Guidi & Schoen nell’ambito di Arteam Cup 2018, che di diritto l’ha portata a presentare i suoi lavori in una personale – bella e meritevole, mettiamo subito i puntini sulle i – nell’omonima galleria genovese. Siamo lì in adorazione dei suoi coleotteri “stecchiti”, cifra identitaria in una mostra piena di insetti, quando Chico Schoen se ne esce con la storia del padre entomologo. E seduta stante si drizzano le orecchie, perché il legame tra Padovani senior e junior da subito appare più efficace di una nota di colore, o di una semplice passione tramandata. È come se la combine padre/figlia fosse un po’ il “cappello” di questa personale, indicando la retta via di un parallelismo elementare in cui la divisione tra intenti e risultati non è propriamente prevedibile a priori: c’è chi i coleotteri li maneggia per scopi scientifici e chi per arte, ma a volte imboccare una strada comune – salvando capra e cavoli alla faccia delle discrepanze oggettive – non è del tutto impossibile.
Alice Padovani – Primal – forme ordinate del caos – installation view – courtesy Guidi & Schoen e l’artista
Padovani in fin dei conti il suo approccio educatamente scientifico alla materia ce l’ha pieno, e va dalla A dell’utilizzo di teche entomologiche alla Z del disporvi dentro tutto con una precisione meticolosamente tecnica, compresi gli spilli di supporto che osservati di taglio sono fasci perfetti. Sono tutte le lettere che ci sono in mezzo a cambiare completamente l’alfabeto di Alice, che brilla per il coraggio di proporsi da Stranger in a strange land, piegando al fine poetico-narrativo la sistematicità dell’entomologia senza snaturarne i connotati principali. La nostra Alice semina concetto e sensibilità propri in un terreno improprio, per certi versi sembra quella di Carroll, immersa in un paese delle meraviglie dove gira da visionaria pronta a cambiare scena, a captare come meteoriti alcuni pezzi di un mondo naturale/reale per portarli a far parte del suo. Che poi è uno spin off di quello in cui viviamo tutti i giorni, solo osservato con occhi nuovi e maneggiato con una sensibilità più interessata ai dettagli sfuggenti. Alice ha preso l’universo e l’ha personalizzato senza sminuirne una concretezza che esiste a priori, ed è parte di quei coleotteri entrati a far parte di teche per comporre serie tipologicamente diverse tra loro, sviluppate dall’accumulo mentalmente disordinato – ma dal rigorosissimo smistamento – di Collezioni di una gazza ladra, ai cocci ricomposti in cerchi perfettissimi delle Fracture, fino alla serie Carte. Nomenclature tutte differenti per risultati mai strettamente uguali, accomunati dalla coerenza nel creare in ogni caso spazi caoticamente ordinati, sottoinsiemi di una più generale opera di ricostruzione arbitrariamente ordinata della realtà.
La scientificità dura e pura si è presa una pausa, è andata a farsi un giro. L’estetica invece diventa un concetto da pesare a parte quando un coleottero è protagonista di contesti non suoi, che nell’unire di tutto un po’ – dagli orecchini spaiati ai ciondoli, dalle vecchie cento lire, agli orologi e chi più ne ha più ne metta – sintetizzano pezzi di vita in una narrazione storica, tracciata con la libertà di un robivecchi in una qualunque fiera di paese. Quando sempre quel coleottero è l’input dato dalla natura per questi piccoli mondi artistici, sottili wunderkammer in cui l’assonanza compositiva è di ordine assoluto, facendo la spola tra cromatismi imperanti e texture invadenti. L’armonia in questa personale si taglia col coltello, dove ti giri ti giri l’artista viene incontro offrendo un’estetica che non è ornamento ma intelaiatura ritmica dell’azione, anche nel momento in cui quest’ultima diventa installazione di presenze schierate come soldatini immobilizzati in cubetti di gesso, in un persistente gioco tra spazio naturale e sintetico. Tra la realtà e quella finzione che Padovani produce quando appende coleotteri dalle tonalità brillanti in mezzo ai racemi di una stampa a soggetto botanico. Ricostruendogli un habitat improprio, finto, come qualsiasi metodo di classificazione impone. Ma antiscientifico, individualista, come Alice vuole.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 9 febbraio 2019
Dal 7 febbraio al 7 marzo 2019
Alice Padovani – Primal – forme ordinate del caos
Guidi & Schoen
Piazza dei Garibaldi 18r – 16123 Genova
Orario: da martedì a sabato ore 10 – 12.30 / 16 – 19; giovedì 10 – 19
Info: tel. +39 0102530557; info@guidieschoen.com; www.guidieschoen.com