Ancora l’Eternit. Il fibrocemento continua ad essere al centro dell’opera di Luca Vitone (Genova, 1964; vive e lavora a Milano), che prosegue così il percorso iniziato alla Biennale di Venezia 2013 con Per L’eternità, mutuando tra l’altro il medesimo titolo per la sua seconda personale alla Pinksummer. A Genova come a Venezia, Vitone scansa l’approccio soggettivo (ad alto rischio retorica) per spremere le capacità percettive del pubblico, senza arzigogoli vuole toccare tutti i tasti utili a determinare nel singolo individuo le condizioni per una riflessione tematica, forse consapevole che l’affaire Eternit l’artista non può semplicemente limitarsi a raccontarlo, ognuno deve provarlo, sentirlo da sé, sulla propria pelle. Tuttavia ora il suo lavoro recupera la consistenza formale perduta con la scultura olfattiva del Padiglione Italia, si spinge un gradino più su della simulazione-metafora al rabarbaro per spiattellarci di fronte i fatti, la realtà di un’ecatombe, senza troppi complimenti perché una comunicazione secco-incisiva è la sua specialità. Adesso non si simula più, qui è tutto vero.
Cuore dell’intervento è un video, una sequenza d’immagini a camera fissa girate nei luoghi incriminati, tra le rovine dell’ex fabbrica Eternit e il fiume Po. Più che infastidire, almeno come da intenzioni di Vitone, la forte luminosità scelta per le riprese comporta una piacevole bassa-saturazione cromatica di stampo ghirriano, prontamente data in pasto ai rumori ambientali (quelli si fastidiosi) e alle parole, discorsi pronunciati dai sopravvissuti all’incubo di Casale Monferrato, i sopravvissuti al materiale moderno che ha trasformato l’idea di eternità in un’aspettativa di vita sotto la media. Il lavoro inizia, prosegue e termina costantemente in bilico tra estetica (visiva) e tragedia (uditiva), con un montaggio perfetto: fiume, verde intorno, sole splendente, vento che soffia, rappresentazione poetica enfatizzata dall’incipit «il vento» pronunciato da una voce femminile. E immediatamente il vento diventa pericolo, paura, la «paura del vento», della polvere tossica che trasporta, l’assurda «paura di respirare». È l’idillio stesso ad introdurre la tragedia, la descrizione di quella «polvere bianca fine», pungente come se avesse «delle spinette», che prosegue nel ricordo corale dei morti sull’immagine di vecchi faldoni abbandonati, accatastati come le voci di un requiem stereofonico avvolgente e senza scampo. Endemica è la lentezza con cui si susseguono le immagini, così come lento è il declino di chi giorno dopo giorno ha inalato quelle polveri incondizionatamente, chi ancora oggi – a distanza di quasi trent’anni dalla dismissione della fabbrica – può sentenziare che «era dappertutto l’amianto, l’amianto è eterno».
Deposto in terra, a lato, Vitone ha lasciato un frammento di Eternit inglobato nella resina, oggetto del contendere ormai inerte, domato, illuminato da un unico teatrale faretto; fossile moderno che la modernità stessa riconsegna tristemente ai posteri, volenti o nolenti.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 9 ottobre 2013
dal 5 ottobre al 7 dicembre 2013
Luca Vitone – Per l’eternità
Pinksummer contemporary art
Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r
Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30
Info: tel. +39 0102543762 – info@pinksummer.it – www.pinksummer.com