Non è un segreto che #Filmbox01, progetto che Roberto Coda Zabetta (Biella, 1975) ha portato a Villa Croce, voglia essere un’operazione fuori dagli schemi museali. Nessuna inaugurazione mangia e bevi, neanche una minima menzione sul pannello indicante la programmazione temporanea all’esterno del museo; l’intento – dichiarato – è dare al pubblico un’istallazione un po’ defilata dalla fruizione canonica, in qualche modo più personale, “intima”, per citare testualmente il comunicato. Ma che potesse risultare “per molti ma non per tutti” non ce lo saremmo aspettato.
Tanto per non rimanere sul vago va stabilito anzitutto in cosa consiste #Filmbox01: è una casetta senza tetto con moquette rossa e quattro pareti tutte pittoriche, composte da tele unite su tre livelli mediante piastre metalliche avvitate, con su ogni lato una finestra. Pittura all’interno, fuori telai a vista con contorno di colature perimetrali. Solida più di quanto l’aspetto non dia ad intendere, questa struttura è una matriosca infilata in una saletta non molto più grande di lei, creando stretti corridoi che complicano l’operazione di girarci attorno per cercare l’ingresso. Quest’ultimo, una volta trovato, non dà automaticamente la soluzione, anzi. Al varco c’è quel “per molti ma non per tutti” rimasto in sospeso.
L’ingresso è una scommessa, o pura selezione naturale. Sei un po’ troppo oversize? Non entri. Un anfratto di quaranta, massimo cinquanta centimetri di apertura. Non saranno pochi per garantire accesso a tutti, tenendo conto che #Filmbox01 non ha ragion d’essere se guardato solo dall’esterno? Ché l’operazione poi è godibile e tutt’altro che buttata lì, quasi calata in un’idealizzazione estetica pieno cinque-seicentesca. Pensate a quando la meraviglia non era un concetto scontato, e un pellegrino passando tra i vicoli pre-Via della Conciliazione si trovava d’emblée a gestire la fascinazione totale di San Pietro; o – sempre in zona Vaticano – al contrasto/rapporto tra esterno e interno di una struttura come la Cappella Sistina. Probabile che Coda Zabetta non aspiri ad emulare gli attivisti della Fabbrica di San Pietro, e nemmeno i vari Michelangelo, Botticelli, Perugino e compagnia bella della Sistina; tuttavia nel suo piccolo è riuscito a ricreare quella meravigliosa sensazione di stupore pienamente estetico che l’arte contemporanea – e più che altro l’astrattismo – ha un po’ perso. È quella sensazione che s’innesca vedendo dall’esterno la scatola e, dopo averle girato attorno, si conclude all’interno, quando la pittura è totale e introduce ad un estetismo da vivere, ma nemmeno poi troppo fine a sé stesso. Presunzione d’intento è infatti la volontà di costruire una struttura che rappresenti un trattato sull’astrattismo e sulla capacità di giocare coi toni, con le variazioni di densità, con gli effetti del dripping e le violente secchiate di pittura che sembrano distogliere dall’andamento lineare, così sofficemente onirico, su cui l’artista piemontese tiene duro dall’inizio alla fine. Bombardamento pittorico, un attacco che trova la sua quadratura nella violenza di alcuni stacchi cromatici bilanciata dal chiarore evanescente cui unitariamente tendono le sommità delle quattro pareti, perfettamente raccordato agli stucchi bianchi del soffitto.
Dati alla mano, il valore più spendibile di #Filmbox01 è quindi la misura esperienziale su cui Coda Zabetta ha impostato l’astrattismo (e non la pittura in generale), diametralmente opposto alla canonicità delle singole tele appese a parete. Può sembrare il tipico uovo di Colombo, forse lo è anche, ma conta l’aver ottenuto una forma d’astrattismo “attivo” e partecipativo. Sempre che abbiate le physique du rôle, ovviamente.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 19 maggio 2016
Dal 3 maggio al 8 agosto 2016
Roberto Coda Zabetta – #Filmbox01
a cura di Ilaria Bonacossa
Museo d’Arte Contemporanea “Villa Croce”
Via Jacopo Ruffini 3 – 16128 Genova
Orario: da martedì a venerdì 9 – 18.30; sabato e domenica 10 – 18.30