Alberto Giacometti (1901-1966), tra gli scultori più apprezzati del Novecento e maggiormente quotati alle aste – ricordiamo The pointing man venduta da Christie’s per 141 milioni di dollari – , ha finalmente uno spazio dedicato alla sua opera nonché alla ricostruzione esatta del suo studio. La Fondazione Giacometti, che conta una collezione di trecentocinquanta sculture, novanta dipinti, oltre cinquemila disegni e duemila fotografie, apre le porte dell’Istituto Giacometti in un palazzo in stile Art Déco, nel quartiere parigino di Montparnasse. Questo oltre a essere un punto di riferimento ineluttabile dell’opera dello scultore svizzero, è uno spazio espositivo e un centro di ricerca in Storia dell’Arte Moderna, avvalorato da un ricco archivio.
Il mitico studio parigino di Giacometti è il nucleo centrale dell’esposizione inaugurale, che da una parte lo celebra attraverso gli scritti di Jean Genet, e dall’altra ricrea con accuratezza il laboratorio di ventitré metri quadri occupato dall’artista per quarant’anni. Quest’ultimo accoglie delle sculture fragilissime che vengono presentate qui per la prima volta, si tratta per lo più delle ultime opere su cui stava lavorando. Sono dunque opere incompiute perfettamente in linea con il modus pensandi dell’artista che ha restituito, attraverso i suoi lavori, la fragilità e l’instabilità dell’essere umano. Il laboratorio di Giacometti, qui in pianta stabile, si presenta come uno scrigno ricco di dettagli, dalle pareti completamente disegnate, al posacenere riempito di vecchi mozziconi, fino ai memorabili occhiali. “L’atelier d’Alberto Giacometti vu par Jean Genet”, titolo della mostra aperta fino al 16 settembre, esplora inoltre l’amicizia tra lo scultore e lo scrittore Jean Genet, iniziata nel 1954 grazie a Jean-Paul Sartre. Scoprendo le loro affinità intellettive, ci si appropria del bellissimo testo scritto da Genet sull’atelier dello scultore, e anche di un olio su tela del 1954-1955, di proprietà del Pompidou, che vede un magnifico ritratto dello scrittore realizzato da Giacometti. L’Istituto presenta un gabinetto dei disegni e delle stampe che mostra la prolificità dell’artista che ha disegnato su tutto, dai giornali alle tovaglie.
Diverse le sculture che si dislocano nelle sale, come un insieme della serie Femmes de Venise, realizzato per la Biennale di Venezia del 1956, è presentato oggi per la prima volta in Francia. “Giacometti è un artista che parla a tutti. Quando ha realizzato la scultura L’uomo che cammina, il suo scopo era quello di restituire una figura universale in cui ognuno possa riconoscersi” dichiara Serena Bucalo-Mussely, curatrice della mostra. Nel prossimo autunno l’Istituto Giacometti, presieduto da Catherine Grenier, ospiterà una mostra di Annette Messager, a cui farà seguito quella di Peter Lindbergh. (livia de leoni)