Nell’immaginario più comune le frontiere altro non sono che un luogo di passaggio, una linea di demarcazione che stabilisce le sovranità territoriali degli stati. Ma i confini, più spesso, sono solo un limite per la libertà delle persone, una barriera che facilmente respinge e a fatica accoglie. Lo sanno bene gli oltre 13mila profughi e migranti bloccati in condizioni disperate a Idomeni, tra la Grecia e la Macedonia, che probabilmente dovranno fare dietrofront verso la Turchia, in seguito all’accordo siglato proprio ieri tra Ankara e l’Unione Europea.
Parlando sempre di confini, com’è la situazione nelle zone che separano paesi ostili tra di loro, ma non apertamente in guerra? Anush Hamzehian, parigino di origine iraniane, e l’artista torinese Vittorio Mortarotti hanno cercato una risposta nelle persone che gravitano intorno alla frontiera tra Armenia e Iran. I due artisti si sono stabiliti per tre mesi tra le montagne della città armena di confine Agarak, per ascoltare le storie di chi vive lì e per riflettere sul significato di esilio. Il risultato di questa ricerca è in mostra a Barcellona alla Fondazione Blueproject: alcuni scatti e un video per raccontare la tensione e la violenza che si respira nelle zone al limite. Hamzehian e Mortarotti parlano di giovani che vorrebbero scoprire il mondo, raccontano la storia della donna che si innamorò di un uomo che viveva dall’altra parte e delle prostitute che vorrebbero entrare nel più ricco Iran per far fortuna. Una raccolta di brevi scorci di vita per tentare di abbattere limiti fisici, e anche mentali. (Giulia Testa)