Dopo il Madre a Napoli e la Biblioteca di Potenza, Bianco-Valente inaugurano la loro terza Relational, a cura di Adriana Rispoli, all’Istituto di Cultura Italiana di Stoccolma.
Anche in questo caso, come nei primi due episodi, uno stretto confronto con l’architettura in una nuova dimensione site specific che, stavolta, dialoga con le “linee” di Gio Ponti e Maurilio Lerici. L’edificio, infatti, è il primo esempio dell’architettura di Ponti all’estero, fu realizzato a partire dal 1953, accompagnato dagli interventi a losanghe luminose di Pierluigi Nervi per il soffitto dell’auditorium e di Ferruccio Rossetti per l’ampliamento dell’atrio, e venne inaugurato ufficialmente nel 1958.
Un unicum rimasto originale, anche per la fortunata destinazione d’uso, immutata in 60 anni, a cui il duo di artisti – Giovanna Bianco e Pino Valente lavorano insieme dal 1994 – ha scelto di riapplicare la “rete”, segno geometrico che negli ultimi anni è diventato il tratto distintivo della loro poetica, “posata” alternativamente su monumenti o spazi pubblici nell’atto di restituire, anche visivamente, un valore ad un concetto astratto come la “relazione”.
Scrive Maria Sica, direttrice dell’Istituto: “Attraverso una rete irregolare di cavi elettroluminescenti che formano decine di intrecci, gli artisti rivestono la facciata del Palazzo ricalcando dal punto di vista visivo quella che fin dalla sua fondazione è stata la sua missione: un luogo di incontro, di scambio, di condivisione”. Perché sono le relazioni il materiale fondamentale della vita umana, così come – spiegava Gio Ponti – “Il materiale più resistente nell’edilizia è l’arte”.
L’installazione, realizzata grazie al lascito testamentario di Birgit Christina Brorsdotter Persson, sarà visibile fino al 10 febbraio 2019, periodo della Design-Week svedese.