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Dopo l’annuncio degli artisti per la prossima Whitney Biennale non si fermano le proteste degli attivisti e degli artisti contro quella che Michael Rakowitz ha definito “filantropia tossica”, rifiutando l’invito ad esporre.
Oltre a questo caso vi è stato anche il gruppo attivista Decolonize This Place che ha annunciato mercoledì un piano di “Nove settimane d’arte e azione” in opposizione all’affiliazione di Whitney con Warren B. Kanders, vice presidente del consiglio del museo ma soprattutto amministratore delegato di Safariland, una società che produce bombole di lacrimogeni e altri prodotti usati contro i richiedenti asilo sul confine tra Stati Uniti e Messico.
La prima protesta della serie è fissata per il 22 marzo, ma i dettagli sugli eventi non sono chiari: il programma parla di tattiche, die-in, la creazione di manifesti e letture. Il Whitney ha rifiutato di commentare ma, già lo scorso novembre, dopo un rapporto che metteva nero su bianco i legami di Kanders con Safariland, pubblicato da Hyperallergic, 100 membri dello staff del Whitney firmarono una lettera aperta che invitava il museo a valutare se chiedere all’uomo di dimettersi dal consiglio.
Fonte: Artnews