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Ha inaugurato ieri, all’Iziko South African Museum di Città del Capo, “Hemelliggaam or The attempt to be here now (Chapter One)”, la prima mostra dedicata all’inedito e articolato progetto di Tommaso Fiscaletti e Nic Grobler che può essere definito – spiegano gli artisti – come “un archivio visuale in espansione che esplora gli aspetti esistenziali della relazione tra uomo-ambiente-astronomia, utilizzando come punto di partenza le peculiarità del Sudafrica”. La mostra, a cura di Filippo Maggia – tra i curatori più rilevanti per la fotografia contemporanea -, presenta una ricchissima selezione di lavori tratti dall’imponente produzione nata in quasi due anni di progetto. Il percorso espositivo si articola in due parti, una nelle sale del museo con fotografie, video e installazioni e l’altra, di sole fotografie, nello storico giardino vicino all’edificio, The Company´s Garden, arrivando a comprendere una cinquantina di lavori. Un primo saggio, come evidenzia il sottotitolo della mostra – Chapter One –, di una ricerca artistica che proseguirà fino al 2019.
Nel progetto in costante divenire Hemelliggaam or The attempt to be here now, Tommaso Fiscaletti – in Sud Africa dal 2013 – e Nic Grobler – di origini sudafricane – indagano il singolare rapporto tra l’uomo e il cielo viaggiando nelle vaste zone del Western e Norther Cape, in particolare tra il deserto del Karoo e le montagne del Cederberg. Per la sua conformazione e posizione geografica questo territorio è, infatti, un luogo privilegiato per l’osservazione della volta celeste. Nell’ultimo secolo è stato il centro di numerose ricerche in campo astronomico e sede di importanti osservatori e progetti internazionali, tra cui l’ immenso SKA, il radio telescopio più grande del pianeta, progetto attualmente in corso tra Sudafrica e Australia.
A partire dal 2016 Fiscaletti e Grobler hanno percorso vaste porzioni di questo territorio incontrando scienziati e persone comuni, indagando l’intreccio tra ricerca scientifica e dimensione quotidiana di chi vive oggi in queste terre, senza dimenticare il profondo legame con il passato e l’immaginario collettivo, nutrito, in queste aree, da una lunga tradizione letteraria fantascientifica (fiorita soprattutto tra gli anni Venti e Ottanta) che ha dato origine a una subcultura attiva e rilevante. La natura, inoltre, assume, nel lavoro di Fiascaletti e Grobler, un ruolo centrale come scenario e presenza costante nello spazio e nel tempo, insieme scrigno e spettatrice della storia e dei tentativi umani di trovare, nei secoli, risposte alle domande esistenziali.
“Hemelliggaam or The attempt to be here now – scrive Filippo Maggia nel testo introduttivo della mostra – esplora da moltepici punti di osservazione la relazione quasi mistica che lega l’essere umano al cielo, da quando, alzando lo sguardo oltre l’orizzonte, il cielo ha inizio sopra il mondo conosciuto, sino a dove l’occhio indagatore dell’uomo, supportato dalla scienza, lo porta. E, quando la scienza non basta, la fantasia prova a trasportarlo oltre lo scibile”.
Il lavoro di Fiscaletti e Grobler si muove tra fotografia e video, ma si discosta dalla prassi documentaristica per dare vita ad un racconto polifonico animato dalla voce di persone con posizioni, idee, stili di vita, aspettative differenti: “Il gesto più interessante – raccontano gli artisti – è creare connessioni tra elementi diversi, catturando una dimensione inafferrabile se non attraverso la varietà delle sue forme”.
Sono queste caratteristiche di trasversalità e il continuo sconfinamento tra arte e scienza che innervano il progetto a essergli valsi l’interesse e il supporto da parte dell’NRF – National Research Foundation – ente sudafricano che finanzia progetti di interesse scientifico e che ha scelto Hemelliggaam per veicolare una serie di eventi tra il 2018 e il 2020 nell’ambito dell’iniziativa “Road Map for the history of Astronomy in Siuth Africa”, del dipartimento di fisica e astronomia dell’University of the Western Cape Town e del Consolato d’Italia a Cape Town e Farnesina (Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale). (Silvia Conta)