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Daniel Arsham è un eccentrico artista americano che utilizza oggetti tra di loro molto differenti: in questo caso i protagonisti della sua performance sono i comunissimi orsetti di pezza, più famosi con il nome “Teddy Bear”. Il peluche, il cui nome deriva da un episodio accaduto al presidente americano Theodore Roosevelt – soprannominato appunto Teddy – divenne uno dei giocattoli- icona del XX secolo. Mickey Mouse, Barbie, Lego sono giocattoli cult che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo tenuto fra le mani. E che, come l’orsetto di pezza, hanno ottenuto un grande valore simbolico grazie al loro rapido successo.
Ha aperto da pochi giorni una mostra di Daniel Arsham alla Galerie Perrotin di Seul dal titolo “Crystal toys”. Daniel nella performance di Seoul utilizza Teddy Bear rosa, viola, neri e grigi, che rimandano ai colori già sperimentati nella mostra “Circa 2345”. Le nuove opere vengono manipolate, erose, scavate e al loro interno vengono inseriti dei cristalli, trasformandoli in una vera e propria traccia del nostro passato. Sì, perché lo scopo è quello di presentare i Teddy Bear in un pessimo stato di conservazione, come se venissero ritrovati in un ipotetico futuro.
L’artista ha scelto di servirsi dei peluche poiché questi sono legati alla nostra contemporaneità, ma soprattutto perché sono conosciuti e compresi universalmente nel mondo. Ma, nonostante il carattere scherzoso, la mostra presenta uno dei temi ricorrenti delle sue performance: la fragilità e la caducità della vita umana e la consapevolezza della natura effimera del tempo. “Crystal toys” è infatti il mezzo con cui l’artista diviene il martire del tempo che passa e l’autore di un corpo di opere che porta dietro di sé domane dal passato. (Giulia Pavesi)
Fonte: designboom