Dopo mesi di proteste, ipotesi di boicottaggio e un’accusa di crimini di guerra, Warren Kanders si è dimesso dalla sua posizione di vice presidente del consiglio di amministrazione del Whitney Museum of American Art. «La campagna mirata di attacchi condotta negli ultimi mesi contro di me e la mia compagnia, ha minacciato di minare l’importante lavoro del Whitney», ha dichiarato Kanders nella sua lettera di dimissioni, secondo quanto riportato dal New York Times. «Mi sono unito a questo consiglio per aiutare il museo a prosperare. Non desidero svolgere un ruolo, per quanto involontario, nella sua crisi».
I fatti risalgono allo scorso anno, quando emerse il legame tra Kanders e una società di produzione di armi. Si tratta di Safariland, una società per la quale Kanders ricopre il ruolo di amministratore delegato e che produce forniture militari come gas lacrimogeni impiegati, tra l’altro, contro i migranti al confine tra Stati Uniti e Messico. Kanders possiede anche parte di Sierra Bullets, che secondo quanto dichiarato dal collettivo Forensic Architecture potrebbe anche essere coinvolta in crimini di guerra perpetrati dall’esercito israeliano contro i civili palestinesi, nella Striscia di Gaza. Quando saltò fuori la notizia, oltre 100 membri dello staff firmarono una lettera per chiedere al museo di prendere provvedimenti. Pochi mesi dopo, un gruppo di critici, studiosi e artisti chiese formalmente la rimozione di Kanders dal suo ruolo. Il direttore del museo Adam Weinberg rispose affermando che il Whitney «non può correggere tutti i mali di un mondo ingiusto, né è questo il suo ruolo». «Produciamo anche prodotti non letali, che sono stati creati in alternativa alle soluzioni letali», fu il tentativo di difesa, piuttosto goffo, di Kander.
In effetti, sono stati solo gli avvenimenti delle ultime settimane, con sempre più artisti e curatori sul piede di guerra e il concreto rischio di un boicottaggio di massa della prossima Whitney Biennial, che hanno fatto smuovere la situazione, facendo vacillare e, quindi, cadere definitivamente Kanders, la cui posizione era stata confermata il mese scorso.
Il caso di Kanders, peraltro, è molto simile a quello di Yana Peel, che a giugno presentò le sue dimissioni da direttore delle Serpentine Galleries di Londra, in seguito alla notizia, riportata da un’inchiesta del Guardian, riguardante il suo legame con la NSO, una società israeliana specializzata in armi informatiche, in particolare, software di spionaggio usati da regimi dispotici.