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Per qualche ora il suo nome è stato sulla bocca di tutti, fino a quando l’identità del vero acquirente del Salvator Mundi di Leonardo, ovvero il Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi a favore della nuova sede del Louvre, è uscita fuori. Però Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al Saud, principe ereditario dell’Arabia Saudita, ha tutta l’intenzione di giocare la sua partita sul tavolo dell’arte e della cultura e quei 450 milioni di dollari potrebbero essere ben poca cosa, rispetto alle potenzialità del ricchissimo rampollo. A 32 anni Mohammed è il più giovane ministro della difesa al mondo e ha già messo la sua firma per l’attacco militare nello Yemen, contro i ribelli sciiti houthi, avversari del regime sunnita. Ma Mohammed, considerato il più brillante dei giovani sauditi, sa che la guerra, oggi, si gioca soprattutto sul piano della finanza. Nella veste di Presidente del Consiglio degli Affari Economici e dello Sviluppo, sta dando forte impulso a Saudi Vision 2030, il progetto ambizioso che trasformerà radicalmente l’economa del Paese, passando dal business del petrolio a quello dell’intrattenimento e del turismo. Un volto più “umano”, che prevede la costituzione di un fondo sovrano di 2000 miliardi di dollari, per il lancio di investimenti nei settori non direttamente dipendenti dalle fluttuazioni di prezzo del greggio. Tra le varie ramificazioni che assumerà la sua Fondazione Misk, ce n’è anche una che riguarda l’arte, con la costituzione del Misk Art Insitute, che punterà a ‹‹diventare la principale piattaforma dell’Arabia Saudita per la produzione, la diplomazia e lo scambio culturale››. Direttore è Ahmed Mater, tra i più noti artisti sauditi, al quale il Brooklyn Museum di New York ha recentemente dedicato una mostra. Mater si prepara a lanciare un concorso di architettura per la costruzione della sede della fondazione a Riyadh e sta cercando un edificio adatto per ospitare il padiglione saudita alla Biennale di Venezia. Un primo assaggio delle attività l’avremo l’anno prossimo, con un grande festival delle arti a Riyadh e mostre durante la Dubai Art Week, a marzo. E non è detto che nell’acquisto del Salvator Mundi ci sia il suo zampino, visti i rapporti molto stretti con il governo degli Emirati Arabi.
Fonte: The Art Newspaper