Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
Coloco è uno studio multidisciplinare francesce. Sviluppa progettazione urbana e del paesaggio, attraverso interventi collettivi e di azione diretta. Gilles Clément è uno scrittore, entomologo, architetto del paesaggio e ingegnere agronomo, ed è colui che ha scritto – nel 2008 – “Il Giardiniere Planetario”, titolo che ha dato origine a questa edizione di Manifesta e che si pone una domanda fondamentale: è possibile sfruttare la diversità – dopo averla trovata e compresa seriamente – senza distruggerla?
Con i Coloco, per questa occasione, sono allo ZEN. Abbiamo chiesto anche a loro di raccontarci il loro progetto.
«Il progetto è nato in maniera logica dal tema della manifestazione, “Il Giardino Planetario”, che è un riferimento diretto al lavoro di Gilles Clément, con cui collaboriamo oramai da 20 anni. Lui è la visione, la filosofia che sta dietro l’intervento, noi ci siamo occupati dello sviluppo e della realizzazione. Dopo lo scambio molto interessante avvenuto con i curatori di Manifesta, e dopo aver seguito “Palermo Atlas”, la ricerca sulla città condotta dallo studio di architettura OMA, abbiamo avuto la possibilità di realizzare un vero e proprio Giardino Planetario negli spazi dello Zen 2. Becoming garden rappresenta la possibilità di prendersi cura collettivamente di uno spazio abbandonato. Come? Trasformandolo in un giardino in cui tutti noi diventiamo autori e “giardinieri planetari”, nel senso inteso da Clément. Un’altra domanda da porsi è: come possono essere vissuti dalla comunità luoghi del genere, abbandonati dal governo e dall’amministrazione cittadina? Come possono diventare spazio comune? Noi abbiamo deciso di non aspettare l’intervento pubblico, questi spazi devono essere e sono di tutti. La nostra sfida parte anche dal concetto stesso di ecologia umana».
Vuoi leggere tutta l’intervista? Clicca qui