Quel che sta succedendo, non solo nel mondo dell’arte, rispetto alla tematica delle molestie e violenze sessuali, sta assumendo toni che a volte sfiorano un po’ il ridicolo. Come annullare mostre di indiscutibili artisti, come Chuck Close. O facendo nascere idee politicamente corrette e un po’ inutili. Come per esempio mettere delle note nelle didascalie, rispetto al comportamento dell’artista di cui si sta ammirando l’opera.
Una notizia passata sul New York Times che l’artista e performer Emma Sulkowicz, accompagnata dal fotografo Sangsuk Sylvia Kang, ha fatto sua nel vero senso della parola.
In tre diverse azioni si è spogliata al Metropolitan Museum of Art, al Museum of Modern Art e a una stazione della metropolitana di Second Avenue, a New York.
Con un solo paio di slip e il corpo coperto di asterischi, contro il pannello di Close in metro, davanti alle Demoiselles d’Avignon di Picasso al MoMA, e di nuovo davanti ad un altro dipinto di Close al Met. L’asterisco, infatti, dovrebbe essere il simbolo per arrivare alla “nota” incriminata: “Un asterisco è un segno di punteggiatura così piccolo rispetto all’entità dell’abuso sessuale che colpisce queste donne”.
Per fortuna ci ha pensato Sheena Wagstaff, Presidente del Met per la sezione di arte moderna e contemporanea: “Agendo con la cancellazione di una mostra o rimuovendo opere dalle pareti, un museo crea una comprensione del lavoro di un artista solo attraverso la lente di un comportamento riprovevole. Se vediamo l’abuso solo guardando un’opera d’arte, allora abbiamo creato una situazione riduttiva in cui l’arte è spogliata del suo valore intrinseco. E allora che ruolo ha un museo?”.
Il MoMA, sulla protesta-flash mob della Sulkowicz, ha dichiarato: “Rispettiamo i diritti delle persone a parlare delle questioni che sentono fortemente, e riconosciamo che i musei sono importanti centri di dibattito e conversazione”.
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Tre chiose all'articolo: una, che la performance della sedicente artista Emma Sulkowicz (e millanta colleghe più o meno nude, tipo tale Milo Moiré, o Deborah de Robertis al Musée d'Orsay davanti all’Origine du monde di Courbet), abbia a che fare con l'arte è da mettere subito in questione, legittima protesta lo sarà pure, però non artistica; due, sulla base di questi criteri, l'80% dell'arte di tutti i tempi che è nei musei dovrebbe essere ritirata; tre, che Chuck Close sia un "artista indiscutibile" sarà da dimostrare.