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Ma voi avete mai visto qualche fotografia di Terry Richardson? Se sì, e se lo conoscete abbastanza bene per sapere che è stato, e forse è, il più idolatrato, discusso, osannato e criticato tra i fotografi di moda contemporanei e non solo, saprete anche che nei suoi scatti sono comparsi a turno: capezzoli, glutei, erezioni, eiaculazioni, baci alla francese, organi genitali maschili e femminili, divi, dive, divette, attricette, modelline, bellocci e affini.
Il tutto nel segno di una sensualità spesso volgare e sfrontata, oppure velata e per questo doppiamente conturbante, decisamente più sottile che pornografica e proprio per questo più eccitante.
Richardson, nato nel 1962 a New York, è stata una leggenda per Vogue, Vanity Fair e GQ e ora Condé Nast International pare che non voglia più collaborare con lui. Perché? Colpa delle accuse di molestie sessuali lanciate in passato da numerose modelle contro l’artista che ha lavorato anche con Beyoncé, Lady Gaga, Marc Jacobs e Tom Ford.
Secondo il Daily Telegraph James Woolhouse, vicepresidente di Condé Nast, appunto, in una mail interna avrebbe scritto: “Tutti i servizi con immagini di Terry Richardson devono essere distrutti e sostituiti con altro materiale. Condé Nast non vuole più lavorare con il fotografo Richardson. Per favore confermatemi che questa policy sarà attivata immediatamente. Grazie per il vostro sostegno”.
Il motivo? Pare che sia stata tutta colpa del caso Harvey Weinstein, e che già da tempo si sarebbero voluti prendere provvedimenti, ma la vicenda dello scandalo “a luci rosse” che ha coinvolto il co-fondatore di Miramax, abbia fatto precipitare le cose.
Ora, senza rischiare di essere inopportuni, viene da chiedersi cosa abbiano visto finora Photo-Editor, direttori, lettori e protagonisti di questa vicenda. E soprattutto come abbiano potuto pensare che su certi set tutto potesse essere immacolato.
“Ho collaborato con donne adulte consenzienti che erano pienamente consapevoli della natura del lavoro e, come accade di regola, tutte hanno firmato la delibera. Non ho mai usato un’offerta di lavoro o minacce per costringere qualcuno a fare qualcosa che non volesse. Rispetto sempre quanti lavorano con me, riconoscendo loro libertà di scelta e accettando le loro decisioni”, ha scritto Richardson all’Huffington Post solo pochi giorni fa. E, in barba ad ogni moralismo, dietrologia e falso pudore, l’unica cosa che possiamo pensare oggi è che si voglia ipocritamente rendere pulito un mondo che non lo è. E sul quale tutti hanno fatto gran soldoni, cavalcando l’onda di superbi scatti sui quali ora si vuole far finta di provare sdegno.
Fonte: Il Corriere della Sera