Intanto iniziamo col dire che la nascita dei Playmobil è legata all’hula hoop. Infatti la Geobra Brandstatter, azienda di giocattoli tedesca, nei primi anni 70 si trovò ad affrontare il problema della fine dell’hula hoop e il problema di quale giocattolo l’avrebbe sostituito. Horst Brandstatter di una cosa era sicuro: basta con i giocattoli dalla vita breve. Ci voleva un nuovo prodotto. Qualcosa da ampliare, che potesse far affezionare i bambini e che li accompagnasse in un percorso di gioco il più possibile interattivo. Affidò la missione al migliore dei suoi impiegati: Hans Beck. E Hans partì proprio dall’osservare i bambini mentre giocavano. Lo fece per ore, lo fece per giorni, lo fece per settimane, lo fece per mesi. Guardava e prendeva appunti. Prendeva appunti e faceva schizzi. Nel 1973, un giorno, ad una certa ora, bussò alla porta del suo capo con una cartellina piena di disegni. Ne tirò fuori alcuni fogli che mise sul tavolo. Sopra c’erano disegnati dei personaggi di plastica, alti sette centimetri e mezzo. Avevano una testa perfettamente sferica e girevole a cui si poteva cambiare acconciatura o cambiare cappello. Le braccia e le gambe erano mobili e le mani potevano afferrare qualsiasi tipologia di oggetto. In pratica ogni personaggio aveva una struttura base che poteva essere completata, definita e abbigliata con una molteplicità di soluzioni e di accessori. La leggenda dice che Horst Brandstatter domandò ad Hans cosa stesse guardando. La leggenda dice che Hans gli rispose: una valanga di soldi! Horst a quel punto disse che ai soldi bisognava dargli un nome. Playmobil sembrò giusto ad entrambi. Nel 1974 i Playmobil fecero la loro comparsa nel mercato e già dopo il primo anno divennero l’unico prodotto della fabbrica. In questi 43 anni sono stati prodotte oltre duemila referenze e circa 2 miliardi di personaggi, facendo della Playmobil una multinazionale con succursali sparse in tutto il pianeta.
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