15 novembre 2016

A che serve il Ponte?

 
Tra le migliaia di emendamenti alla Legge di Bilancio il Ponte sullo Stretto come opera fondamentale. Che ormai ha il senso di una barzelletta, specialmente se semplicemente paragonata ai suoi "fratelli" da una parte all'altra del mondo

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Il ponte sul Tago, il Vasco da Gama il Portogallo, è lungo più di 17 chilometri. Il Golden Gate di San Francisco quasi 3; il Bay Bridge, sempre a San Francisco, oltre 7 chilometri; in Giappone l’Akashi Kaikyo, quasi 4 chilometri, è il ponte sospeso più lungo del mondo. Senza andare lontanissimi, ma restando nell’iconico, il Brooklyn Bridge e il Manhattan di New York 2mila metri, mentre il Verrazzano, sempre a due passi dalla Big City, oltre 4mila. Ma di che diavolo stiamo parlando? Del maledetto ponte sullo stretto di Messina, opera faraonica che, in un Paese normale, ad oggi sarebbe costruito in un paio di settimane. Certo, esageriamo, ma con gli esempi che abbiamo sopra citato, ancora una volta, l’Italia fa la figura del pollo. 
E le parole del Governo, con Renzi che annuncia il tutto come l’opera fondamentale, fanno ormai davvero ridere. Anche perché, ricordiamolo, c’è un’intera zona dell’Italia centrale da rimettere in piedi. Non dovremmo dimenticarlo, nonostante il buio stampa abbia già coperto la notizia. 
Il Nuovo Centro Destra ha dichiarato l’architettura una «infrastruttura prioritaria per l’interesse del Paese», e la proposta, come altri quasi 5mila emendamenti, è stata proposta alla Camera per la Legge di Bilancio. 
Della stessa idea del NCD anche l’Area Popolare, che descrive l’opera come “strumento indispensabile per rilanciare l’economia delle regioni del Mezzogiorno d’Italia”, che dovrà portare un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e l’Italia. Opera fondamentale per rimettere al centro il Sud nei commerci, nel famoso “Corridoio 1” Berlino-Palermo, così come il Lisbona-Kiev che dovrebbe passare per la Valsusa, bloccata da anni. Intanto il Ponte sullo Stretto è un progetto che ha quasi 140 anni, e oggi costerebbe 1,2 miliardi di euro, e uno dei suoi piloni – secondo “studi di fattibilità” – poggerebbe direttamente sulla faglia calabrese, e andrebbe a posizionarsi in un’area di forti correnti marine. Ci spiace, ma continuiamo a non essere un Paese normale, almeno in questo caso. (MB)

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