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Strana estate, questa 2016. Prima il caldo che non arriva, poi le esplosioni. Del meteo, dei temporali, delle grandinate che allagano e distruggono come le sparatorie, da una parte all’altra della Germania, o della Francia. Una società che sembra allineata con il meteo: ribolle di rabbia, si scalda per mesi, anni, decenni, e poi deflagra in maniera convulsa, anche strampalata, tra un fast-food e un treno, o contro una donna incinta in un delitto passionale, osceno come solo sanno essere le morti “per amore”.
L’Isis, sempre di più, sembra essere accantonato: i fantasmi contro cui si deve fare la guerra, sono i nostri. E sono gli stessi che ci hanno tramandato i media, che ancora fanno “proselitismo” e che forse, anziché informare, creano ora dopo ora possibili testimoni, affascinati dal sangue, dalla voglia di “pulirsi” l’anima scaricando un caricatore nella pancia del mondo. L’ha detto a chiare lettere anche lo psicalista Luigi Zoja, ma a giudicare da quella che è stata la giornata di ieri, tra web, tv, quotidiani e informazioni possibili, e chi più ne ha più ne metta, non solo il bollettino è quello di una guerra non tanto sanguinaria quanto psicologica, e la verità è che il nemico da combattere non solo è in casa nostra, come dichiarato spesso dalle più illuminate menti xenofobe, ma siamo noi stessi. Provocati dalla nostra stessa vita, (a)sociale o non. Salvatevi, se siete in tempo. Vivendo. (MB)
Sì, in momenti come questi i toni concitati del telegiornale non sono il massimo, bisogna riflettere. Non voglio essere ingeneroso dicendo che mi fa più paura la gente e le sue reazioni degli attentati, ma di sicuro una cosa che non riesco ad accettare è come potrebbero cambiarci. Il perdere l’umanità, che a volte richiede serenità.
C’è pure il sospetto che qualcosa sia orchestrato e la sicurezza un colabrodo, ma ormai il cospirazionismo è anch’esso paccottiglia pop Kitsch di cattivo gusto, ansiogena e reazionaria. Soprattutto rassegnista, questo è il peggio, accompagnata non dal dialogo, ma dalla presunzione di dire “io mi sono svegliato”.
Tutto sembra concorrere al voler dire che non ci si integra o almeni ci si cosmopolitizzi, che sarebbe meglio e più sano, nemmeno dopo generazioni.
Ma sono i soliti alberi che cadono che fanno rumore.