Categorie: Il fatto

America nera

di - 13 Giugno 2016
Tutti hanno sottolineato che il “Pulse” di Orlando era un night club gay, ma l’arcobaleno stavolta conta ben poco. E conta ancora meno sapere che non si tratta di un attacco omofobo, bensì di quella che già ora è la strage di massa più sanguinosa della storia degli Stati Uniti moderni.
Aveva 30 anni l’uomo che ha compiuto il massacro, cittadino a stelle e strisce nato proprio in Florida. Si chiamava Omar Mateen. Era figlio di genitori afghani, e a quanto pare ha inneggiato durante l’attacco con un fucile, una pistola e un ordigno, all’Islam. Mateen era nella lista, secondo le fonti ufficiali, dei simpatizzanti all’Isis dal 2013. E ci sono voluti diversi poliziotti per riuscire a fermarlo, e ad ucciderlo.
E mentre gli jihadisti esultano sul web, di nuovo questa storia mette un’altra croce sulla vita “normale” dell’Occidente: come è successo a Parigi al Bataclan e nei bar intorno a Bastille, non sono più solo aeroporti, stazioni e musei ad essere al centro del bersaglio, ma anche i luoghi del divertimento, della socializzazione, della vita notturna e libera.
Stato di emergenza, messaggi di cordoglio da ogni parte del mondo, e noi – cittadini comuni – che pian piano proviamo a “farci il callo” e allo stesso tempo diventiamo più fatalisti.
Ancora una volta diventa molto difficile pensare che “a noi non potrà mai succedere”, e l’allontanamento delle certezze per il sopravvento della paura è l’arma più forte che i gruppi armati, di qualsiasi natura essa siano, possono giocare nei confronti della civilità.
E ora, negli States, cosa cambierà nelle percezioni del popolo in attesa del voto? Donald Trump non ha mancato di commentare che sull’islam avrà il pugno duro, chiedendo fermezza e vigilanza. E allargando, ancora, il divario tra i colpevoli di un’appartenenza (religiosa) e i “normali” cittadini, come succedeva qualche decennio fa con la comunità omosessuale. Come immaginarsi il futuro, domani? (MB)

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