Categorie: Il fatto

Auguri. | Per il diritto d’amare

di - 24 Dicembre 2015
La Grecia, la “cattiva” Grecia, lo Stato “pecora nera” d’Europa ha trovato tempo per legiferare sui diritti civili. Accidenti, ha trovato quel tempo che l’Italia – in preda al delirio della crisi prima, e oggi della rinascita («Se l’Italia fa l’Italia, non ce n’è per nessuno», ha detto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in un “claim” di Natale talmente logoro da non essere nemmeno credibile) non è riuscita a impiegare.
Atene ha detto 194 sì contro 55 no, legiferando di assistenza medica o  eredità: niente adozioni, ma lo schiaffo civile all’Italia, unica delle 6 nazioni fondatrici dell’Unione Europea a non riconoscere né le unioni civili né i matrimoni per gli omosessuali, è servito.
Contemporaneamente, da Roma, arriva la storia di due mamme. La novità? Che secondo la Corte d’appello (Sezione Minori, presieduta da Alida Montaldi) si è di fronte a un vero e proprio nucleo famigliare. La bambina, sei anni e nata in Spagna da fecondazione eterologa, potrà essere così anche figlia della mamma non biologica e avere il doppio cognome.
Un diritto, per la piccola, che sussiste grazie a un “legame con la madre non biologica instaurato sin dalla nascita e caratterizzato da tutti gli elementi affettivi e di riferimento relazionale”. Insomma, non una madre “seconda” che le indagini (orrorifico termine, per un’attenzione poliziesca che forse bisognerebbe più spesso rivolgere alle famiglie “normali”) hanno indicato come figura essenziale. E, attenzione, la bambina cresciuta con la coppia di lesbiche “vive uno stato di benessere che coinvolge gli aspetti ludici, sociali, scolastici, ricreativi, affettivi, culturali, educativi e materiali”, come riporta il dossier. Italia che fai l’Italia, e vuoi essere forte, moderna, spregiudicata, “motore” di bellezza e tante altre parolone, ne riparliamo di diritti civili nel 2016 o continuiamo con la testa sotto la sabbia? (MB)

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