Categorie: Il fatto

Burqa delle libertà |

di - 14 Gennaio 2017
Basta burqa in Marocco. L’indumento femminile che copre interamente corpo e viso, e che è stato avvicinato ai simboli del terrore negli ultimi anni, sarà bandito dalla produzione e dalla vendita del Paese nordafricano. Ancora non c’è nessuna conferma ufficiale da parte delle autorità locali, ma la notizia circola da alcuni giorni come veritiera, creando così un nuovo tassello all’opera di istituzionalizzazione dell’Islam portata avanti a suon di riforme dal Re marocchino Mohammed VI.
Dal Paese affacciato tra Atlantico e Mediterraneo, forse quello del Continente Nero che ha più rapporti con l’Europa, e da più tempo, arriverebbe così la scelta di schierarsi “contro” i salafiti – ovvero chi osserva una versione più conservatrice dell’Islam – e contro eventuali attacchi terroristici “mascherati” con il celebre indumento.
Una possibilità in più, insomma, per sentirsi più “normali” rispetto all’Occidente, o per dare l’impressione ulteriore di un Islam che da queste parti è più moderato e le autorità marocchine mirano a esportare nel mondo il modello di una religione dialogante e cosmopolita.
«Il Marocco può esercitare l’Islam moderato come mezzo diplomatico perché al momento è rimasto immune dagli attentati e il Paese ha da sempre una politica di amicizia con diversi paesi europei tra cui l’Italia e si può proporre da paese arabo come interlocutore credibile con il mondo occidentale per quanto riguarda la lotta all’estremismo», ha spiegato al Fatto Quotidiano Iolanda Guardi, docente all’Università di Milano e esperta di teologia musulmana femminista.
C’è da dire, ad ogni modo, che non tutti i burqa che abbiamo conosciuto sono venuti per nuocere, e forse anche di questo il Marocco dovrebbe fare i conti. Senza bisogno di estirpare, ma dialogando come ha dimostrato di saper fare – almeno con l’Europa. (MB)

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