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24
aprile 2017
Comunque andrà, per la Francia, sarà un’era nuova, come ha detto Emanuel Macron, che sfiderà al ballottaggio del 7 giugno Marine Le Pen. Perché in entrambi i casi, sia che vada al potere il centro o l’estrema destra, si tratta di due movimenti che mai hanno governato il Paese. Un po’, passateci il termine, come i nostri 5 Stelle. Certo, qui siamo nell’ambito della politica, e non del “movimento dal basso”, ma non c’è più spazio né per i conservatori né per i socialisti.
Il ritratto però, nel momento in cui scriviamo, è quello di un altro Paese diviso: metà per Macron, che dichiara un “Sarò presidente contro i nazionalismi”, metà di Le Pen (e forse, più che la figlia, i francesi che hanno votato il Front National, avrebbero voluto il padre, ma tant’è), che invece come una novella Marianna in veste littoria si sente “addosso l’immensa responsabilità della difesa della nazione francese, di un popolo che solleva la testa”.
Di un popolo che, in entrambi i casi, non sta con le mani in mano, visto che proprio in place de la Bastille centinaia di studenti hanno subito organizzato una manifestazione dura contro la leader di FN con esplosioni di petardi, cariche della polizia, lancio di lacrimogeni.
Per Macron, però, i sondaggisti danno campo libero a “nuove alleanze” con altri partiti, arrivando oltre il 60 per cento. In tutti i casi il futuro è da scrivere, tra chi inneggia alla democrazia e chi alla supremazia. Ma la pagina di sinistra sembra, in entrambi i casi, chiusa. Almeno per i prossimi anni. Fino alla nascita, forse, di una nuova Francia che possa risorgere dalle ceneri che l’hanno coinvolta e che, per tanti versi, il Paese contribuì a creare. (MB)