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Lavorare nel settore pubblico una garanzia? Per molti lo è stata, e per tanti lo è ancora. Lo si sa bene in Italia, dove “mamma-stato” ha fatto il buono e il cattivo tempo e, ancora, continua a farlo.
Lo fa meno a Londra, dove alla National Gallery, gli addetti alla sicurezza del museo e non solo, e sono più di 300 unità, da giorni protestano e hanno annunciato che, dal prossimo 11 agosto, lo sciopero sarà ad oltranza.
Sono i membri del sindacato “Public and Commercial Services” ad essere sul piede di guerra, contro la galleria che ha nominato la società Securitas per la gestione di alcuni servizi ai visitatori e di sicurezza, rompendo così una sorta di tabù.
E sono amareggiati, dalle parole del leader del movimento PCS Mark Serwotka, tutti gli addetti ai lavori: “Estremamente deludente, mentre il nostro sindacato cerca di raggiungere una soluzione negoziata con il museo, il fatto che la gestione della galleria abbia premuto sulla privatizzazione senza manifestare ulteriori impegni con il sindacato”, si legge sul Guardian.
Va da sé che in un museo le cose devono funzionare, specialmente laddove ci sono 6 milioni di visitatori l’anno, e che non si può stare in balìa degli scioperi. Per ora la Securitas entrerà al museo per i prossimi cinque anni, con un contratto da 40 milioni di sterline.
La galleria ha anche annunciato che nessun membro del personale sarà licenziato, ma vi sarà solo una “variazione” di contratto: non saranno più usati dalla National Gallery ma da Securitas. E le cose, cambieranno, di questo possiamo starne certi. Bisognerà rivedere contratti, assunzioni, orari, stipendi, diritto al lavoro e chi più ne ha più ne metta. Paure giustificate, o spauracchi contro l’indolenza che tanto bene conosciamo da queste parti, ma che non dovrebbe essere appannaggio del Regno Unito? (MB)