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Vedi Napoli e poi muori. Ma vedi anche Roma, la Toscana e il suo paesaggio, l’infinito delle colline marchigiane, l’Antica Grecia in Siculi e chi più ne ha più ne metta. Ecco l’Italia, Signore e Signori, che amano tanto da un lato all’altro dell’Oceano e che miete vittime con la sua bellezza drammatica e spesso trasandata. Poi capita che un imprenditore malese di nome Francis Yeoh Tan Sri doni un milione all’Opera di Roma, emblema della rinascita della Capitale che affonda, in bilico perfetto sul baratro della crisi, dei tagli e chi più ne ha più ne metta, come abbiamo ricordato solo un paio di giorni fa in merito alla vicenda di Palaexpo, Casa del Jazz e Scuderie del Quirinale.
Un’azione, quella dell’Amministratore Delegato della multinazionale malese YTL, che ha incontrato il Ministro Franceschini insieme al Sovrintendente dell’Opera, Carlo Fuortes, che ci riempie un po’ di coraggio – per andare avanti, nella promozione della cultura – e che avvalla una domanda: quanto ci amano gli stranieri, rapportati al nostro spirito endemico di autolesionismo? Tanto, tantissimo.
Eppure qualcosa di buono, in questo caso, sembra stato fatto: nell’annunciare il suo “regalo”, Francis Yeoh ha manifestato “vivo compiacimento” per le agevolazioni fiscali per gli investimenti in favore della cultura introdotti con l’Art Bonus.
«Il gesto di Francis Yeoh Tan Sri dimostra non solo la grande ammirazione e la profonda considerazione di cui gode la cultura italiana nel mondo, ma è anche uno stimolo ai grandi imprenditori italiani a seguire il suo esempio imitandolo», ha dichiarato Franceschini. Difficile, se poi si finisce alla gogna come capitato con Mister Tods, Diego Della Valle. O no? E così, ci amiamo meno nonostante, poi, da ogni bocca esca che l’Italia è il Paese più bello del mondo. Specialmente quando sono gli altri a prendersene cura. (MB)