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La questione principale, in fondo, è gestionale. Chi gestisce cosa, come, affidandosi a quali finanziamenti, a quali “sponsorizzazioni”. E se in mezzo ci sono i beni “patrimonio dell’umanità”, ma prima ancora di Roma, allora il vaso di Pandora si scoperchia. Torniamo a parlare del caso Raggi vs Franceschini, sul Colosseo e il Parco Archeologico relativo. Il Ministro, dopo il ricorso al TAR del Sindaco della Capitale non ha mollato la presa, e anzi, ha rimarcato con una serie di punti precisi, e con dovizia di particolari, la questione. Assicurando, ancora una volta, che con la creazione di un “museo autonomo”, chiamiamolo così per comodità, al Colosseo vi saranno più risorse per la tutela del patrimonio culturale di Roma. Già, perché la bigliettazione del Parco archeologico del Colosseo contibuirà, per l’80 per cento, alla tutela e valorizzazione di tutti i beni culturali statali presenti nel territorio di Roma e per il restante 20 per cento a tutti i musei e i luoghi della cultura dello Stato. Si aiuteranno così, insomma, anche i famosi “bisognosi” che – forse con una spintarella – potrebbero nel prossimo futuro camminare con le proprie gambe, per usare una metafora.
Per la nuova Soprintendenza speciale invece, gli introiti annui prodotti del Parco archeologico, verranno versati in una percentuale del 30 per cento. E anche questi andranno ai restanti monumenti.
E poi c’è la questione riforma: dal 2015 tutti i musei autonomi di Roma hanno i propri organi di governo: perché non dovrebbe averli anche il Colosseo, che di certo non è il primo “museinino” uscito dalla provincia ma una vera e propria macchina che macina turismo, e un relativo e cospicuo capitale. E ancora, si legge nel quinto punto: “La riforma ha mantenuto inalterato il costo complessivo relativo al personale dirigenziale. A Roma, la creazione di musei e parchi archeologici autonomi, con un direttore dotato di reali poteri, come avviene in tutto il mondo, è stata bilanciata dalla soppressione di diversi posti in altre sedi, molti delle quali presso gli uffici centrali delle Direzioni generali (con taglio di oltre il 20 per cento)”.
Infine, ma non meno importante, con la sola soprintendenza, dotata di autonomia speciale, il CDA, il comitato scientifico e le maggiori risorse, anche il centro storico di tutta Roma potrà essere più tutelato. Dal punto di vista del MiBACT non fa una piega: bisognerà vedere chi ci sarà dentro questo CDA, e come si penseranno di attrarre ulteriori risorse. E questo, in un certo modo, con una “privatizzazione” fa i conti. E anche di usare il Colosseo e il Parco Archeologico come “location”, per esempio, e per citare una pratica che ogni volta viene messa alla berlina. Ma farà così male? Più male di un’incuria strisciante e peggio di vedere abbandonati, appunto, quei siti che – magari bellissimi – faticano a decollare nei piani dei turisti? Per ora pare aspetteremo la nomina del nuovo direttore, tra gli 84 candidati. Poi si vedrà. (MB)