Avete presente Los Angeles? La sua vastità, l’impossibilità nel percorrerla, i suoi boulevard sterminati? Ecco, aggiungeteci la minaccia di una trentina di jihadisti pronti a far saltare altrettante scuole e il gioco è fatto.
I nervi sono a pezzi, ma non sono saltati. Sarà perché la mail dell’ipotetico signore dell’Isis, proveniente da Francoforte, e inviata al soprintendente scolastico, Ramon Cortines, in cui si diceva che zainetti e contenitori di esplosivo erano pronti a saltare in alcuni campus (in un’area che conta 1200 scuole per 640mila studenti) si è rivelata una specie di bufala? O forse perché è arrivato un avvertimento?
Nulla sarebbe stato, infatti, rinvenuto. Ma il problema è che, e qui vengono davvero seri dubbi, se nessuno avesse annunciato nulla e qualcosa fosse accaduto, forse saremmo cascati tutti di nuovo dalle nuvole e di fronte a un nuovo massacro la domanda primaria sarebbe stata “Come è possibile che accada”.
Il “musulmano devoto” pare volesse vendicarsi del bullismo subito in tenera età, proprio a Los Angeles, con l’aiuto di 32 complici armati di bombe, gas nervino e fucili pronti ad assaltare.
Ma anche scuole di New York, Ohio e North Carolina paiono essere state minacciate, ma in maniera non credibile.
Chiunque sia stato, in tutti i modi, conosce perfettamente uno dei nodi scoperti degli Stati Uniti, ovvero quelle delle scuole come polveriere che – in diverse occasioni – hanno visto fanatici compiere le proprie stragi praticamente indisturbati. E che differenza farà se in futuro potrà trattarsi di uno jihadista piuttosto che di uno squilibrato adolescente?
E mentre la politica plaude al “servizio d’ordine”, l’America da domani si sveglierà con una nuova pulce nell’orecchio. E le decisioni della Casa Bianca si sa già quale direzione prenderanno. (MB)