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23
marzo 2015
Nell’Italia del disco rotto della politica, delle ricandidature vita natural durante, dei voltagabbana non solo dei partiti ma anche delle idee, della poltrona tenuta stretta con le unghie e con i denti e delle dimissioni sempre ventilate che mai arrivano, l’esempio di Giuliano Pisapia è encomiabile. Se davvero il Sindaco di Milano non si ricandiderà alle Amministrative del 2016 sarà destinato ad essere ricordato come un vero e proprio rivoluzionario in un sistema che definire paludato è un eufemismo.
Poi le giunte che verranno scopriranno buchi nel bilancio, malefatte, mazzette e chi più ne ha più ne metta (tanto bisogna infangare il nemico, prima e dopo il suo abbandono di campo, no?), per cui non ci stupiremo se anche il mitico, per molti milanesi e non, Giuliano Pisapia, sarà stato un sindaco “come tutti gli altri”, per usare il più bieco luogo comune.
Ci sono però alcuni passaggi, in questa rivelazione, che andrebbero sottolineati ed evidenziati insieme, per il loro essere calzanti della situazione italiana, per uno “sblocco” ideale, che dalle parole dovrebbe diventare azione.
«Avevo detto che avrei fatto un solo mandato anche perché volevo crescesse una classe dirigente di sinistra capace di governare la città. La politica deve essere un mettersi al servizio, e l’importante è che prosegua questa nuova pratica», ha riportato il Sindaco in conferenza stampa. Subito ha ribattuto quel grande illuminato di Matteo Salvini, in queste ore ai ferri corti con Renzi, che ha definito l’annuncio una “liberazione”, mentre Maria Stella Gelmini, rediviva: «La sinistra faccia i conti con il suo disastro». Sel e PD dell’Area Metropolitana invece invocano il “Ci ripensi”.
Il copione è il solito, l’unico che ha scombinato le carte è proprio l’avvocato che ha aperto la strada nazionale alla nuova sinistra, che non aveva stretto la mano a Letizia Moratti dopo un episodio di scorrettezza televisiva (non lasciando spazio per ribattere a colui che sarebbe diventato il nuovo sindaco) e che ogni volta si commuove parlando della grandezza morale della sua città e dei suoi abitanti.
Che cosa sarà nel prossimo futuro, in una metropoli ancora “cantierata” nel difficile periodo post (parto) Expo, e che forse tornerà ad essere roccaforte di una destra moderata, ma ampiamente miope e gretta, nessuno lo può sapere ma solo immaginare. Quel che ci piace di tutta questa storia, almeno per ora e tralasciando fazioni, partiti e ideologie, è che qualcuno mantiene le promesse. Che piaccia o no. (MB)