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07
aprile 2017
Una cosa è certa. Quando si muovono una serie di potenze di fuoco il risultato è assicurato. Che poi piaccia o meno è un altro paio di maniche. Quello che è successo nelle ultime ore con Damien Hirst a Palazzo Grassi e Punta della Dogana, ovvero l’attesissimo progetto prodotto da Fondazione Pinault e iniziato dieci anni fa con l’artista inglese, ha fatto “sold out” di stampa italiana ed estera.
“Treasures from the Wreck of the Unbelievable”, ovvero il “Relitto incredibile pieno di tesori” ha circumnavigato il mondo anche sui social network, complice un’attesa talmente spasmodica da aver tolto il fiato ad intere redazioni che, ahìloro, non hanno avuto nulla di “pubblicabile” prima di ieri mattina. Hirst ha giocato a fare il bad boy un’altra volta e, alla sua maniera, ha voluto fare una sorpresa: non essere lui. Non essere riconoscibile, darsi una nuova forma, come un coccio di vetro, appunto, lavorato da anni di mare.
Genio o banalità? Dalle farfalle alle mucche, dall’aria alla Terra, e oggi in fondo agli abissi, tra coralli e appendici fiorate, tra fiere che violentano donne, e donne incatenate alla roccia; nuove Sante contemporanee che raccontano del nostro Medioevo, di dragoni e fulmini che prendono il posto delle Pharmacy’s e di un dispendio di energie, economiche in primis e in un “gigantismo” delle forme, che farebbe impallidire Zeus. Che ne pensiamo? Ve lo racconteremo prestissimo. Ora siamo qui perché l’evento è compiuto, e Sir Hirst – almeno in questo – ha colpito di nuovo nel segno. Il “boom” del titolo? Un’esplosione o un’implosione? Diteci la vostra. (MB)
Tutte le foto di Manuela De Leonardis
Veramente la traduzione di “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” sarebbe “Tesori dal Naufragio dell’Incredibile”, non “Relitto incredibile pieno di tesori”.