24 febbraio 2015

Disintossicarsi dall’Isis?

 
Mentre lo Stato Islamico pare che minacci di nuovo, direttamente, l'Italia, si inizia anche l'indagine "psicologica" dei reduci (pentiti) dei gruppi di terroristi. Abbandonati, ricercati e con metodi di auto-terapia prettamente occidentali che rispecchiano uno ying-yang della follia

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Libia in crisi, Nord Africa nel mirino dello Stato Islamico e ora, di nuovo, minacce dirette all’Italia. Che siano vere o no, come la storia delle decapitazioni della settimana scorsa i cui video, secondo le autorità, sarebbero stati post-prodotti, è tutto da verificare. Quello che invece sta venendo a galla, dopo le nefandezze dei gruppi armati, sono le evoluzioni di questi folli personaggi una volta “cessata” la loro missione. Già, perché pare che anche i boia che vogliono – secondo le loro parole – macchiare il Mediterraneo con il sangue dei cittadini tricolore, nel caso si decida di prendere parte alla guerra contro l’Isis, si pentano, vivano incubi e ritrovino nella memoria continuamente le immagini delle loro vittime sgozzate o bruciate vive. I toni della stampa generalista, che lo si voglia o no, quando si parla di certi argomenti assumono i toni del compatimento, come se questi signori in grado di tagliare gole ai propri “fratelli” musulmani fossero vittime a loro volta. 
Che lo siano, sicuramente, è vero: vittime della ragione, protagonisti del Medioevo della razionalità, gli uomini delle teorie buie che per ignoranza o debolezza accettano di mettersi al servizio della jihad se ne escono poi come dei comuni occidentali frustrati davanti alla vuotezza della loro vita: alcol e depressione per colmare il disastro. Lo ha dichiarato Abu Hamza Ettounsi, reduce tunisino dell’Isis che ora vive con la paura della vendetta, perché non è diventato eroe, e perché tradisce anche il precetto islamico del divieto di consumare alcool. 
Ora, come nelle metropoli del nostro mondo, anche il governo tunisino ha pensato di aprire dei moderni “rehab” per quelli che si stimano essere quasi 600 pentiti della jihad, perché si pensa che anche il fanatismo religioso, al pari dell’alcol e della droga, sia una forma di dipendenza da cui bisogna disintossicarsi. Magari precedentemente, e magari preventivamente. Magari istruendo, “declassando” gli Imam. E senza accordare grazie, o sentimenti compassionevoli. Risparmiateci almeno questo. 

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