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11
novembre 2015
La parola d’ordine, secondo il Premier Renzi, è «Partire subito». Già, perché il post-expo non aspetta nessuno, e dopo l’orgia il rischio è che resti un vuoto catastrofico nell’area della fiera di Rho. Attenzione, però: siamo ancora nell’ambito delle proposte, dei condizionali. Sì, perché ovviamente mica ci si è pensato prima a come riconvertire quella grande colata di cemento, e i padiglioni che resteranno: si doveva finire tutto, in tempo, si dovevano macinare milioni di visitatori e miliardi di euro, e così è stato fatto, e ora bisogna correre ai ripari per evitare che il sito, in quattro e quattr’otto, con i tempi della politica, diventi terra di nessuno.
«L’Esposizione Universale può diventare per il Governo un centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica e dei big data», ha detto il Premier al Piccolo di Milano, aggiungendo che potrebbero trovare casa, da quelle parti, oltre un migliaio di ricercatori, le anime che salverebbero un’area dal diventare il terreno «del nostro rimpianto», per dirla con Renzi.
Che punta tutto sul valore “grandioso” delle università italiane, sul nostro essere una “super potenza culturale”. Già, ha detto proprio così.
In palio, per mettere a fuoco tutto questo progetto? Ci sarebbero 150 milioni di euro l’anno, stanziati per i prossimi 10 anni, perché l’area deve avere «forte valore scientifico».
Accidenti: ci siamo accorti della ricerca? E dunque ci sarà spazio anche per chi lavora nel settore? Faremo il modo di mettere un freno alla fuga dei cervelli e, anzi, diventeremo attrattivi per studenti/ricercatori/dottorandi stranieri? Che bella storia! Ora, dopo decenni di tagli all’Istruzione e alla ricerca, appunto, staremo a vedere come si tamponerà l’emorragia e come si faranno crescere nuove “specie”, giusto per restare in ambito medico. Sarà l’area Expo il terreno fertile? O un’ipotesi come un’altra per un posto che, ad oggi, si potrebbe pure convertire in parco giochi?