Categorie: Il fatto

Frieze, spending review

di - 8 Luglio 2016
Le criticità sono state, negli anni, sotto gli occhi di chiunque riuscisse a vedere un poco tra le righe: location suggestiva ma molto scomoda, grandi affari il mercoledì della vip preview, meno il giovedì, il nulla il venerdì e le famiglie che passeggiano nel week end. Questo, più o meno – e vale per molte – è l’andamento di una fiera, ma a Frieze New York, all’isola di Randall, il fenomeno ha sempre avuto queste precisissime dinamiche.
E forse, qualcuno, se ne è accorto. Lanciando un primo segnale che varrà, probabilmente, come “precedente” per molte altre kermesse: nel 2017 si taglia!
Ebbene si, non più cinque giorni ma quattro, per diminuire i costi degli stand alle gallerie, e forse per tagliare un giorno dal soggiorno nell’ormai carissima Grande Mela. Un segnale, piuttosto chiaro, da un colosso che – nonostante sia davvero un “place to be” per l’art world internazionale – probabilmente non riesce a reggere il gioco forte della vera fiera newyorchese, vecchia di oltre cent’anni: l’Armory Show.
Ma non è tutto, specialmente perché questa scelta pesa anche in relazione alle contingenze storiche ed economiche: non dimentichiamo che Frieze è una fiera inglese, e in tempo di Brexit una “fiera di un giorno”, come l’hanno definita moltissimi galleristi più o meno apertamente, non è facile da giustificare se la si guarda dal lato di un’emorragia di denaro. Da Frieze, invece, assicurano “maggiori benefici” ai partecipanti, con risultati addirittura migliori su giorni ridotti, “consentendo loro di investire più tempo nelle loro gallerie”. Con meno sforzi, data la bufera. (MB)

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