15 giugno 2016

Gli scenari si complicano

 
Se l'attentato di Orlando avesse ben poco a che fare con l'IS e invece si trattasse dell'opera di un omofobo represso verso la sua stessa omosessualità? E che effetto fa sentire un Presidente "politicamente corretto" come Obama parlare di distruzione dello Stato Islamico? E poi ci si mettono altri morti, a Parigi, altri spari in Texas, e la paura si insabbia di nuovo sotto il "credo"

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Parliamoci chiaro: l’Islam, di certo, non guarda di buon occhio gli omosessuali. L’autore della strage di Orlando islamico lo era, ma a tre giorni dal massacro lo scenario che si delinea è ben diverso: si tratterebbe, più che altro, di un “rifiutato” della società, la sua e l’altra, ovvero quelle delle origini e gli Stati Uniti, dove era nato e cresciuto. Ecco forse cosa lo avrebbe spinto ad aprire il fuoco sulla folla del locale che era solito frequentare. Peccato che sia morto, come spesso accade ai “colpevoli” in America, e che le ricostruzioni che avremo non saranno mai più in prima persona. Eppure di omofobia, nel “Paese” dell’eguaglianza, sembra non se ne parli parecchio: da una parte all’altra la corsa è contro l’Islam, sia per quanto riguarda l’uscente Obama che il possibile entrante Trump, che ancora fanno orecchie da mercante sull’uso (in uno dei Paesi più evoluti del mondo) che permette la libera vendita di armi. E ora, a questa orrenda storia, si aggiunge anche la sparatoria nel Walmart – la nota catena di supermercati a stelle e strisce – in Texas: tutti illesi, ma l’uomo di origine somala che ha aggredito è stato a sua volta “neutralizzato”. Ovvero è stato fatto secco. Anche lui non farà più male a nessuno, ma non ci dirà quale voleva essere la sua pista, anche se appare veritiero che si tratti un regolamento di conti per violenze subite sul suo vecchio posto di lavoro, lo stesso Walmart. 
Poi si torna in Europa, e l’Isis rivendica l’uccisione della coppia di poliziotti nella loro casa, vicino a Parigi. Anche qui l’assalitore dopo le rivendicazioni di appartenenza è morto sotto gli spari delle teste di cuoio, e Hollande parla di terrorismo, di allarme alto, e della necessità di scambiare materiale con gli altri stati occidentali, per combattere il fenomeno. 
Ancora una volta, tutti, siamo confusi. C’è chi parla di Orlando come una strage di omosessuali che ci riguarda ben poco, chi scrive di complotti per alzare il livello di allerta e dunque di possibili voti regalati, sull’onda dell’emozione e del cordoglio, agli sceriffi d’America e tra un po’ anche d’Europa. Una delle verità possibili, come è accaduto anche per moltissime stragi nei campus a stelle e strisce, è di avere di fronte individui che di appartenenze ne hanno ben poche, se non quelle dei fantasmi che affollano la loro mente alimentati da società che non li ha accettati, educati, tollerati. Di certo non si possono scusare, di certo non può finire così, ma di certo ancora una volta – e la dimostrazione è palese – gli orchi si nascondono dentro casa, e forse bisognerebbe imparare a riconoscerli e a neutralizzarli non con il libero fuoco e non a fatti compiuti, ma attraverso il profondo lavoro all’interno di quelle istituzioni di cui tanto ci riempiamo la bocca in questi momenti: patria, famiglia e scuola, per esempio. Strumenti che, se usati con il giusto grado di libertà, coerenza e anche comprensione, forse potrebbero dare una piccola mano. Piccola, per ora. (MB) 

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