09 febbraio 2015

Guerra, anche fredda

 
Anonymous, rete di hacker, annuncia di aver colpito account facebook e twitter di presunti appartenenti all'Isis, dichiarandone distrutto il 20 per cento delle attività sul web. Sintomo di una guerra che non si combatte solo materialmente sul campo, ma freddamente. E molto in profondità

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Che ne sarebbe della nostra vita se da domani i nostri social network fossero azzerati? Che ne sarebbe di rapporti “virtuali”, di condivisioni, di “appuntamenti”? Bisognerebbe tentare di ricostruire una rete al di fuori, ma sarebbe piuttosto complicato farlo. E non tanto per una perdita d’abitudine o per una mancanza di capacità intellettiva, quanto per un rallentamento colossale. Sì, il tempo giocherebbe una carta fondamentale nella ricostruzione dei nostri passaggi, delle nostre attività.
Su questo bisognerà insistere se davvero, come ha dichiarato la rete di hacker Anonymous, sono stati fatti fuori il 20 per cento di account facebook e twitter di presenti jihadisti al grido di “Voi siete un virus e noi siamo la cura”.
Le prove sono in un video diffuso in rete, con l’organizzazione che ha dichiarato di aver fatto terra bruciata intorno ai media attraverso i quali i terroristi sarebbero in contatto e con i quali organizzerebbero il proprio “lavoro” di repulisti globale dagli infedeli. Il contrattacco è partito dopo la strage di Charlie Hebdo e segue anche le azioni anti-terrore della Giordania, Paese per il quale è scesa in piazza anche la Regina Rania. 
Il linguaggio militare, per descrivere il bilancio dell’oscuramento del web, è lo stesso della guerra sul campo, proprio quella che il Paese del Medio Oriente sta combattendo con le roccaforti dell’IS (e anche in questo caso, in tre giorni, sarebbero stati fatti fuori a suon di bombardamenti ben 56 postazioni del terrore).
In queste ore, invece, l’unico a parlare di pace e “ponti” è stato il Principe Carlo che, proprio in visita in Giordania, ha detto di sperare unire le diverse fedi religiose e ha espresso «profonda preoccupazione» per la sorte dei cristiani nell’area araba.
Oltre a tutto questo, c’è la percezione di un’altra guerra, mediatica e fredda, forse ancora più decisiva per le sorti del Medio Oriente che non lo sterminio dei talebani, che ad oggi si stimano essere stati 7mila. Un’inezia, se si pensa alle vittime delle Guerre del Novecento. Che non potevano contare sulla velocità della rete, e su uno spegnimento di monitor che, in questo caso, può fare più danni di una bomba. 

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