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Da un lato c’è il pensiero leghista che gli immigrati di qualsiasi natura debbano stare a casa loro, senza rubare il lavoro agli italiani. Dall’altro c’è il sacrosanto diritto di dare a tutti un futuro, e un lavoro.
Come al solito, però, sembrano rimetterci i Beni Culturali e immateriali in senso lato. Perché? Per una strana storia che arriva dalla Capitale, dove in vista di quella che si prevede una sorta di “invasione” di rifugiati politici si è trovata l’ennesima soluzione geniale. L’Assessore ai Servizi Sociali Francesca Danese ha infatti dichiarato: «Per il Giubileo i richiedenti asilo politico faranno un po’ da hostess della città, visto che parlano tante lingue». Non si capisce bene se è una battuta, e allora poco felice, o se l’assessora fa sul serio.
Prima di tutto si tratta di un problema politico, ovvero del “contenimento” di tutta questa umanità varia ed eventuale, ma non in ultimo – forse – anche di un problema di sottovalutazione del ruolo che un “hostess culturale” dovrebbe avere.
Senza nulla togliere ai rifugiati politici e al loro essere poliglotti (ma ne siamo sicuri?), che ce ne facciamo dei nostri baldi giovani che magari si sono fatti in quattro per poter essere mediatori della cultura, della storia d’Italia e di Roma? La Danese pare confondere il turismo con il sociale: «Speriamo questa volta [il riferimento è al Giubileo, n.d.r.] di essere degni di un’accoglienza importante e vera. L’iniziativa degli hostess culturali prevede inoltre una migliore distribuzione degli immigrati nei Municipi, per evitare situazioni di attrito nei singoli centri di accoglienza e salvaguardare la dignità delle persone». Sarà. (MB)