Categorie: Il fatto

Il mercato dell’arte 2017: ecco chi sale

di - 27 Agosto 2017

Puntuale è arrivata la “semestrale” 2017 di Artprice. E, con essa, la conferma che il mercato dell’arte nelle aste è tornato a crescere, dopo due anni consecutivi di frenata del giro d’affari globale. Il report “Global Art Market” della società leader mondiale delle banche dati sulle quotazioni e gli indici dell’arte, parla chiaro. Il fatturato delle vendite di opere d’arte nei primi sei mesi dell’anno segna un + 5,3%, con le aste internazionali che hanno registrato, nel periodo, un turnover di 6,9 miliardi di dollari.

Il palmarès delle aste internazionali è guidato, ancora una volta, dalle opere d’arte moderna (cioè quelle eseguite nella prima metà del XX secolo). Una conferma annunciata, pertanto. Più sorprendente, invece, è il salto in avanti della vendita delle opere d’arte contemporanea (cioè realizzate da artisti nati dopo il 1945), che oggi rappresenta il 15% dell’intero volume d’affari. Complici, soprattutto, le acquisizioni da parte delle numerose nuove istituzioni museali che si sono affacciate sulla ribalta internazionale negli ultimi quindici anni.

È stato, in particolare, il mercato degli Stati Uniti a trainare le vendite nella prima parte dell’anno, cresciuto del 28% con i suoi 2,2 miliardi. Seguito, a stretto giro, da quello cinese con i suoi 2 miliardi. Cifra ragguardevole, ma che segna comunque un rallentamento del colosso asiatico nel settore dell’arte. Secondo gli analisti con l’effetto, tutt’altro che deprecabile, di prevenire così il rischio di una bolla speculativa.

E l’Italia? Al Belpaese spetta il sesto posto (dopo Regno Unito, Francia e Germania), con i suoi 95 milioni di dollari di fatturato nel giro d’affari dell’arte e l’1,4% del mercato.

Tra i mercati in crescita spiccano l’Australia (+ 18%) e la Corea del Sud (+ 42%), mentre accusa un bilancio decisamente negativo la Spagna, che segna un calo vertiginoso del 30% con soli 7 milioni di dollari di fatturato in sei mesi d’aste, lasciando il 28° posto del mercato mondiale e posizionandosi dietro a Polonia (18 milioni di dollari) e Turchia (14 milioni di dollari).

Venendo ora alla classifica degli artisti per fatturato, nel primo semestre 2017 Pablo Picasso si conferma l’artista più scambiato in asta con ben 1.495 lotti all’incanto e un giro d’affari di 280 milioni di dollari. Secondo Jean-Michel Basquiat con la vendita di 58 opere per poco più di 240 milioni di dollari. Il primo italiano è solo al 28° posto della classifica e risponde al nome di Rudolf Stingel, classe 1956, nato a Merano ma di casa a New York, che ha totalizzato per 20 lavori più di 41 milioni di dollari (esattamente $ 41,526,082). Surclassando i suoi connazionali Lucio Fontana (al 33° posto) e Amedeo Modigliani (al 39°). D’altronde, già da tempo, si dice che il mercato dell’arte sia stato contagiato dalla “stingelite”.

Nella speciale classifica delle opere top di questi primi sei mesi,conquista di nuovo il podio, e questa volta il primo posto, Jean-Michel Basquiat con il suo dipinto “Untitled” del 1982, battuto a oltre 110 milioni di dollari da Sotheby’s a New York. Questa incredibile somma, fino a oggi riservata ai capolavori moderni e postbellici, ha proiettato Basquiat, morto nel 1988 a soli 27 anni, in una ristretta élite di artisti da record: solo Picasso, Modigliani, Giacometti, Bacon e Munch possono vantare, infatti, opere vendute a cifrepiù alte. Al secondo posto si è attestato il paesaggio di Gustav Klimt “Bauerngarten” (1907), con i suoi 59 milioni di dollari, mentre terza classificata è “La muse endormie” (1913) in bronzo di Constantin Brancusi (nella foto in alto), passata di mano per poco più di 57 milioni di dollari. (Cesare Biasini Selvaggi)

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