22 ottobre 2015

Il nuovo mondo del contemporaneo in Italia

 
Ogni promessa è debito, e stavolta le promesse non sono state tradite. Arriva infatti in queste ore il primo documento ufficiale dal Forum dell'Arte Contemporanea, che analizza la situazione e apre prospettive di “lavoro” intorno al sistema. Senza troppi sofismi e con la consapevolezza che sia necessario iniziare un percorso condiviso

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Il successo del Forum dell’Arte Contemporanea, venti giorni fa a Prato, si era già sentito nell’aria durante le discussioni, e nei numeri altissimi di partecipazione. Nell’ultima restituzione poi, la direttrice di Villa Croce Ilaria Bonacossa aveva annunciato che, in un paio di settimane, sarebbe arrivato un primo documento per rimarcare l’inizio di un’attività permanente intorno al sistema del contemporaneo in Italia. Detto fatto. Quali sono i punti essenziali venuti a galla? Per esempio che è difficile pensare a ipotesi progettuali senza tener conto di istituzioni e organizzazioni esterne; il riferimento a budget e decisioni legislative che dovranno essere prese da organismi pubblici, locali o nazionali, è stato quasi inevitabile in ogni tavolo.
Di fondamentale importanza sarebbe, per esempio, aprire un dialogo oltre che col Mibact, anche con altri Ministeri (tra cui Economia e Finanze) per promuovere cambiamenti normativi a vari livelli, come potrebbe essere l’apertura di un fondo per i derivati dalla legge del 2 per cento, dedicata al finanziamento dell’arte nella sfera pubblica.
Altro nodo cruciale, e ampiamente condiviso, l’istituzione di una commissione per la nomina del curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia, che includa anche professionisti stranieri, così da favorire anche la visibilità dell’arte italiana all’estero. E soprattutto separando politica e arte.
Impossibile poi non citare il problema dell’IVA,  che dovrebbe essere eliminata per le opere al di sotto dei 10mila euro, così da promuovere anche i giovani; la defiscalizzazione totale delle donazioni per incentivare donazioni e supporto filantropico. 
E ancora: formare i giovani. Con nuove metodologie nelle scuole, nelle Accademie e nelle Università e, soprattutto, imparare a relazionarsi con la “società”, ovvero promuovendo una dimensione inclusiva dell’arte contemporanea, questione assai difficile, riscontrata anche allo stesso Forum, disertato dalla stampa generalista. Come se l’arte di oggi fosse, ancora, un affaruccio di pochi. 
E visto che le tre giornate hanno dimostrato tutto il contrario il prossimo step sarà quello di tenere aperto un “tavolo-forum permanente” di lavoro, costruire un ente che sostenga la creatività italiana, in particolar modo all’estero e, infine, costituire un Arts Council italiano, un organismo capace di lavorare strategicamente ed efficacemente, in modo coordinato ma indipendente dal dicastero, attuando così la separazione tra cultura e potere politico più volte auspicata. Che sia la volta buona? Intanto al team promotore (Cavallucci, Sacco, Pietroiusti, Bonacossa e Daneri) si aggiungeranno Alessandra Casadei, Antonella Crippa, Pietro Gaglianò, Silvia Simoncelli e Chiara Vecchiarelli, a cui era stato attribuito il compito di rappresentare le macroaree nel momento della sintesi conclusiva al Teatro Metastasio il 27 settembre. Se l’unione fa la forza, forse siamo sulla buona strada. (MB) 

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