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Il pilone dell’autostrada Palermo-Catania è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Appalti truccati, ponti che si sbriciolano dopo pochi giorni l’inaugurazione, viadotti chiusi a metà: il troppo stroppia, nell’Italia degli sprechi, e così il Presidente di ANAS – Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, creata sotto il Fascismo nel 1928, si dimette. Che sia una mossa programmata o no del Governo per rimettere mano sul colabrodo italiano delle vie asfaltate a noi poco importa. Importa piuttosto che ancora una volta si ha la percezione di vivere in un Paese che di normale ha ben poco, men che meno i suoi collegamenti. Un Paese che smette le ferrovie minori, come non servissero nessuno, e un Paese che sperpera denaro per opere pubbliche (come la Bergamo-Brescia-Milano, rimasta decine d’anni in cantiere) che poi non vengono utilizzate per il bacino di utenza pensato. A Milano ora, per esempio, si vuole costruire un’altra tangenziale, ma sono dozzine i progetti di bretelle, bretelline, autostrade nuove e affini che quotidianamente affollano le pagine dei quotidiani di tutta Italia.
Verrebbe da dire a che serve, visto che poi strutture basilari – come la famigerata Salerno-Reggio Calabria mancano all’appello dello “sviluppo” tricolore da sempre. Pare che ancora una volta il merito di questa caduta di poltrona sia stato grazie alle indagini di Milena Gabanelli e del suo “Report”; quello che invece ha fatto crollare il viadotto sulla statale Palermo-Agrigento, e l’altro sulla Salerno-Reggio è invece il malaffare, o meglio la malavita. Appaltata a un Paese intero. E ora che Ciucci ha mollato la poltrona cosa si ricostruirà? O quali saranno i prossimi progetti dello sperpero che più che somigliare ad autostrade sembreranno piste d’atletica vuote? (MB)