Categorie: Il fatto

Il tramonto | delle parrucche

di - 17 Aprile 2017
“Sta forse giungendo a compimento il senso espresso dalla nostra cultura che, come dice il nome, è ‘occidentale’, cioè ‘serale’, avviata a un ‘tramonto’, a una ‘fine’. L’evento occidentale è sempre stato presso la sua fine, ma solo ora comincia a prenderne coscienza”. Sono parole famosissime, che chi mastica un poco di filosofia e sociologia, almeno in questo caso, conosce a menadito e forse ne ha addirittura a noia.
Sono di Umberto Galimberti, e vengono dal libro “Il tramonto dell’Occidente”. In queste ore, mai come prima, sembra più vicina una “Sera che cade”, citando un’opera di un altro immenso personaggio – Magritte – che attraverso la sua pittura ha scandagliato i problemi del linguaggio. Quel linguaggio che oggi appare privo di senso in una violenza che mima apparente tranquillità e che gioca ai nervi a fior di pelle. Un linguaggio che dimostra che nulla si è imparato dalla storia recente. Ci importa poco degli affari, delle supremazie, delle pedine che si devono spostare, ma ci fa orrore pensare che ancora nel 2017, a nemmeno un secolo da Hiroshima e Nagasaki ci si metta a parlare di “Guerra nucleare improvvisa”.
Fa orrore la voce del vicepresidente statunitense Mike Pence che dice che “L’era della pazienza è finita”, e che “Il regime nordcoreano non deve sfidare la determinazione di Trump e la forza dell’esercito statunitense”. Fate i bravi, insomma.
Speravamo che Mister Trump, nel suo rendere l’America “grande” di nuovo, pensasse un poco all’autarchia, isolandosi, evitando la grandeur di sfida verso il mondo. Verso quell’altro mondo che nella sua follia dittatoriale e capitalista a quello “occidentale” ha sempre fatto capo, dandogli il fianco. E così, seguendo Galimberti, mica è soltanto il problema del “west”, ma anche dell’est, del sole nascente, che da anni ha scelto il viale del tramonto.
Da quale parte stare se lo staranno chiedendo in molti, in queste ore, non trovando nemmeno la consolazione di una dialettica possibile. E l’America con la sua obsoleta idea di “accoglienza”, ancora una volta, diventa un miraggio lontano; un Paese “folle” che ha scelto di mettersi in casa “unabomber” globale, come se non bastassero – a far piovere perplessità – i cittadini “comuni” che postano i propri video di omicidi su facebook. Per una volta tanto ci viene da dire “Viva l’Italia”, ma se dovesse davvero partire una vera lotta tra parrucchini biondi e mori nel tramonto delle idee e nelle tenebre del potere, servirà a poco. (MB)

Articoli recenti

  • Mostre

MAXXI L’Aquila, il mondo non visto del disponibile quotidiano va in mostra

Manufatti della cultura materiale, opere d’arte, documenti fotografici e materiali editoriali, poesia, progetti di design e di architettura: il "disponibile…

27 Dicembre 2024 15:14
  • Progetti e iniziative

Chemnitz 2025: archeologia industriale e arte contemporanea, per la capitale europea della cultura

La città tedesca di Chemnitz sarà capitale europea della cultura del 2025, insieme a Gorizia e Nova Gorica: il programma…

27 Dicembre 2024 11:20
  • Arte contemporanea

Alighiero, oltre lo specchio: intervista ad Agata Boetti e Giorgio Colombo

Cabinet de curiosités: nella sede romana di Tornabuoni Arte, un progetto inedito che mostra l’intimo del mondo di Alighiero Boetti.…

27 Dicembre 2024 10:20
  • Mostre

La memoria distopica di Felix Shumba alla Galleria Fonti di Napoli

Memorie personali e storia collettiva si intrecciano in un drammatico racconto visivo: alla Galleria Fonti di Napoli, la prima mostra…

27 Dicembre 2024 9:23
  • Mercato

Dentro l’asta. La Madonna delle Ciliegie di Quentin Metsys

Una rassegna di alcuni lotti significativi dell’anno che sta per finire, tra vecchi maestri e artisti emergenti in giro per…

27 Dicembre 2024 9:00
  • Mostre

Oscar Giaconia protagonista al MAC di Lissone con MOCKUPAINT

Curata da Stefano Raimondi, MOCKUPAINT di Oscar Giaconia al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone rimarrà aperta fino al 26 gennaio…

27 Dicembre 2024 0:02