05 febbraio 2015

La carica dei 7mila. Per il metrò d’artista

 
Una stazione della Tube di Londra firmata dall'artista Eduardo Paolozzi è in corso di smantellamento. Qualcuno si infuria e cosa ne viene fuori? Una “rivolta” popolare impensabile dalle nostre parti. Perché forse con l'arte “quotidiana” si vive meglio

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Da un lato, in questi anni, si sono cercati direttori per i programmi dell’arte, si sono affidate le grafiche della mappe ad artisti (tra cui anche Barbara Kruger, Rachel Whiteread e Tracey Emin), si sono commissionati i “Labirinti” grafici per i festeggiamenti del 150esimo anno a Mark Wallinger e poi…
E poi si smantella un mosaico di Eduardo Paolozzi come fosse acqua fresca.
Strano mondo quella della Tube di Londra, che deve continuamente fare i conti non tanto, o almeno non solo, con quella serie di opere d’arte che affollano le sue stazioni, ma con quelli che sono i simboli distintivi che la rendono un’attrazione turistica della città, a portata di tutte le tasche.  
Paolozzi, scomparso nel 2005, ebbe la commissione di realizzare mosaici colorati in tutta la stazione di Tottenham Court Road nei primi anni ’80, e ora che la fermata è in fase di rinnovo una parte dell’opera è stata smantellata e messa in deposito, senza probabilmente possibilità di fare ritorno a casa. 
Ma a Londra, e in tutti i Paesi civili, queste cose non passano inosservate – come del resto abbiamo visto anche con le architetture di Norms a Los Angeles e lo stesso Spiegelhalter nella capitale britannica, che a rischio di essere abbattuti sono protagonisti di due referendum in cui si chiede di conservarli come monumenti nazionali. E la stazione di Tottenham non è da  meno, visto che in una sola settimana una petizione per conservare le pareti originali ha raccolto qualcosa come 7mila e 500 firme. Roba impensabile dalle nostre parti. 
Henrietta Billings, consigliere della società di conservazione XX Century, che ha indetto la movimentazione, sottolinea: «La risposta parla chiaro rispetto alla popolarità e all’importanza dell’arte di questo tipo per il pubblico. Speriamo che queste firme concentrino l’attenzione dell’English Heritage per intraprendere una corretta revisione di tutta l’arte pubblica del XX secolo».
Transport for London, la società che gestisce la metropolitana di Londra e che dunque ne deve anche tutelare l’aspetto “museale”, ha dichiarato che la nuova progettazione della stazione non avrebbe potuto mantenere le arcate a mosaico smantellate.  
Ma c’è dell’altro, perché in Inghilterra – da sempre molto conservatrice anche sui suoi tesori architettonici – si sta pensando ad un registro nazionale per tutelare proprio quelle opere pubbliche lasciate allo sbando, e il cui valore invece, secondo lo storico Robin Spencer, aumenterebbe nel tempo, indice che non si tratta di inutili decori urbani. In barba ai signori che pensano alla mera funzionalità delle nuove biglietterie, e a restauri “a fin di bene”. Per una volta il “popolo” ha scelto – e forse un motivo c’è, ed è la bellezza – di non veder cancellata una storia che non è vecchiume, ma ricchezza. 

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