22 giugno 2015

La guerra dei piccoli

 
Inquietante a dir poco. Tragico, ma soprattutto perfido. Eppure l'Isis rapisce uno stuolo infinito di bambini, a Mosul, per addestrarli e "ammaestrarli" alla guerra. Con quali speranze per il futuro? La liberazione, per esempio?

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Una volta c’erano i ragazzi del ’99, mandati al fronte nel ’15-’18, per combattere ancora minorenni. Domani ci saranno i ragazzini di Mosul, rapiti dagli Jihadisti per essere addestrati (ammaestrati) alla guerra e agli attacchi suicidi. Roba da far gelare il sangue, che in confronto le mine sui reperti di Palmyra – si vedrà se la notizia sarà confermata o meno – sembrano acqua fresca, nonostante la gravità della situazione. «Non sappiamo perché abbiano minato le rovine, se per distruggerle o per impedire l’avanzata dei governativi», afferma l’Osservatorio per i diritti umani (Ondus), che parla anche di un avanzamento delle forze siriane.
Il problema più grave, invece, è per questo numero spropositato di piccoli soldati-burattini, vera e propria carne da macello al campo di al-Salamiya, dove l’Isis avrebbe creato un vero e proprio dipartimento per i minori di 18 anni. 
E mentre in Europa si litiga su migranti, si rimandano “nelle fogne” quelli che poi all’occorrenza diventano “stimati colleghi”, ancora una volta di fronte al genocidio di un’intera area geografica e dei suoi tesori, perché di questo si tratta, si fanno un po’ di spallucce liberatorie. E chi potrà liberare invece milleduecentoventisette tra bambini e adolescenti e restituirli alla loro dignità, ammesso che ormai possa esistere la dignità a Mosul? (MB)

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