Sono arrivato i fondi europei, ma sono tornati indietro. Sono arrivati i POR, e dove sono finiti? Ora arrivano quattrocentonovantuno milioni stanziati dal Ministero per i Beni Culturali e chissà dove andranno. Scettici? Sì, perché la storia del Sud, come diceva egregiamente l’antropologo Ernesto De Martino, è la storia di un abbandono, ed è difficile credere che un cospicuo gruzzolo possa aiutarne le sorti, senza un aiuto gestionale concreto e i giusti appalti. L’unione degli architetti ha parlato di “costruire il futuro con la storia”, e tanto per cambiare si è annunciata l’apertura di nuove sale alla Reggia di Caserta, vittima solo pochi giorni fa della più feroce barzelletta italica: riunione dei sindacati e migliaia di turisti chiusi fuori.
Stavolta dalla dote pare che circa 114 milioni euro siano destinati alle imprese che operano nel e a favore del settore culturale e turistico: mille e settecento aziende. I conti sono presto fatti: ad ognuna andranno circa 7mila euro.
Le restanti quote della dotazione sono invece ripartite in trecentosessanta milioni di euro per la tutela e la valorizzazione dei circa sessanta grandi Attrattori culturali presenti nelle cinque regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Qualche nome? Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Certosa di Padula, aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Stabia, area archeologica di Manduria, complesso di S. Maria della Giustizia di Taranto, Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, museo e parco archeologico di Sibari: circa 60mila euro a testa.
Non è che vorremmo fare le pulci, ma si tratta sempre – considerando gli interventi, la vastità dei siti, e a volte dello stato di incuria, di gocce nel mare. Che per carità, non fanno male, ma difficilmente cambieranno le sorti.
Altre cifre? Per esempio cinquaquattro milioni saranno destinati a “interventi con progettazione preliminare” da dividersi tra i parchi archeologici di Kaulon e Scolacium, i Castelli Svevi di Bari e Trani, l’area archeologica di Egnazia, il Museo Archeologico Nazionale di Melfi, il Polo Museale del Materano, le aree archeologiche di Grumento e Metaponto, la Reggia e Real Bosco di Capodimonte, parco archeologico di Velia, Reggia di Caserta e Real Sito di Carditello (quest’ultimo completamente in rovina, come vi abbiamo raccontato più volte).
Graziano Del Rio, Ministro alle Infrastrutture e Dario Franceschini hanno parlato di una “nuova sensibilità europea verso il ruolo della cultura nelle politiche di sviluppo” e della cultura e turismo “al centro dell’azione del governo che li considera fondamentali per la ripresa economica del Paese”.
E siamo ancora lì, ad imputare a Tremonti la celebre frase che con la cultura non si mangia, come se in questo caso invece si desse il calcio d’inizio a un grande e prosperoso futuro fatto di bellezza.
Antonia Pasqua Recchia, invece, ha rassicurato su un’altra questione importante: «Il Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” vedrà messi in atto tutti i protocolli di legalità in coordinamento con l’anticorruzione e i prefetti. Verranno controllati tutti i partecipanti alle gare, anche gli operai». Per non disperdere nulla stavolta? Speriamo, almeno un poco. (MB)